La truffatrice beffata da un ottantenne
Telefonata-trappola: lui finge di cascarci, la tiene a lungo in scacco e la fa arrestare
Il truffatore e l’anziano. Per sei ore i ruoli si invertono e l’ottantenne si prende gioco della falsa nipote che crede di poterlo raggirare. È successo giovedì nella zona di viale Monza. Dopo la classica telefonata-trappola, assistito e guidato dai poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale della Questura, è l’anziano a condurre la recita investigativa, calandosi nel personaggio del vecchio sprovveduto.
Senza aver ricevuto un ordine, senza seguire un protocollo, più volte negli ultimi mesi un carabiniere della stazione «Vigentino» ha telefonato a una donna, 44 anni, e ha chiesto: «Signora, come va? Tutto a posto?».
Sapeva, il militare, che la donna è stata vittima di una lunga persecuzione da parte dell’ex convivente (la coppia viveva al Corvetto e ha tre figli). L’uomo è stato arrestato l’11 novembre 2017, sempre dai carabinieri, perché aveva picchiato la signora, l’aveva minacciata di morte (sussurrandole «ti ammazzo» all’orecchio, per non farsi sentire dai bambini), per giorni l’aveva tenuta sequestrata in casa, accusandola di avere un’altra relazione. Una sera l’uomo ha fatto chinare a terra la compagna, in bagno, e l’ha minacciata con una mazza da baseball, con la quale ha poi spaccato un lavandino. Alessio Tosi, 46 anni, dopo un breve periodo di carcere è stato scarcerato, con il divieto di avere qualsiasi contatto con l’ex compagna e di avvicinarsi alla casa.
Ecco perché il carabiniere, con una qualche preoccupazione, telefonava: «Sta rispettando i divieti? La infastidisce ancora?». Ma ogni volta la signora ha risposto: «Tutto bene, non si preoccupi, grazie dell’interessamento».
Il 12 febbraio scorso però alla stazione «Vigentino» viene recapitata una lettera anonima. A scriverla, probabilmente, un abitante dei palazzi del Corvetto, conoscente della vittima. Il contenuto di quelle poche righe si può riassumere così: «Salvate la vita di quella donna, lui continua a tormentarla, lei non ha il coraggio di denunciarlo. Ma finirà male. Fate presto».
Aggiunge un particolare, quella lettera: qualche giorno prima, l’uomo avrebbe inciso delle grosse croci sulla porta dell’appartamento, dove ancora vivono anche i suoi figli.
E così i carabinieri si trovano nella situazione, abbastanza consueta in casi di stalking, di dover fare indagini e accertamenti per proteggere una vittima che nega di essere in pericolo, paralizzata dalla paura. Da quella sera stessa, in borghese, i militari vanno al Corvetto e si appostano sotto l’appartamento. Lo fanno più volte.
Una mattina notano l’uomo, lo identificano, ma lui all’apparenza ha una giustificazione plausibile per stare in quella zona; i militari poi salgono in casa della signora e fotografano la porta, dove si distinguono quei profondi segni di minaccia tracciati nel legno, con una chiave o un cacciavite.
A quel punto, di fronte all’evidenza, anche la donna ammette che l’ex compagno continua a telefonarle, che qualche giorno prima l’ha minacciata con un coltellino. Così, poche ore dopo, i carabinieri mandano in Procura una relazione nella quale spiegano quel che sta accadendo, segnalano il pericolo imminente di un’aggressione e chiedono un provvedimento urgente per l’arresto di Alessio Tosi. Ora l’uomo si trova ai domiciliari.