«Svolta storica per fermare la Lega È un ballottaggio Vinceremo noi»
Gori: epoca di sfide, i rivali sono già stanchi
Gli ispiratori politici
Enrico Berlinguer, anche se non sono mai stato comunista, Bettino Craxi e Walter Veltroni
«Il sistema elettorale per la Regione non prevede il doppio turno. Eppure proprio di questo si tratta. Quello di domenica (domani, ndr) è a tutti gli effetti un ballottaggio: sulla carta ci sono sette candidati, ma gli unici che possono vincere sono Fontana, l’uomo imposto da Salvini, e il sottoscritto che rappresenta una coalizione che vuole una Lombardia più moderna, avanzata e giusta».
Se invece vincerà Fontana, l’alternativa sarà tra tornare a fare il sindaco di Bergamo o restare al Pirellone all’opposizione. Cosa sceglierà?
«È un’eventualità che non prendo in considerazione. In Lombardia il centrosinistra vincerà».
Freddo, deciso, determinato. Giorgio Gori, 57 anni, è stato il primo della compagnia di aspiranti governatori a candidarsi per Palazzo Lombardia. «Ho deciso pensando di dovermi confrontare con Maroni. Figurarsi se ora non ho l’ambizione di vincere», racconta senza paura di sembrare immodesto.
Perché un elettore dovrebbe votare per lei?
«Vota per me chi desidera una Lombardia capace di guardare al futuro e di porsi nuove sfide. L’altro candidato è invece l’alfiere di una Regione che si chiude in se stessa, il perfetto rappresentante di questa fase d’involuzione».
Involuzione? Addirittura?
«Questa destra non ha più niente da dire. Tutto quello che Fontana è stato capace di comunicare è che va tutto bene e che bisogna andare avanti lungo il sentiero tracciato da Maroni, condendo semmai il discorso di fondo con qualche slogan alla Salvini. Non c’è una mezza idea sul futuro. La Lombardia sta perdendo di slancio, vive una fase di stagnazione che Fontana interpreta perfettamente. Lo stesso passo indietro di Maroni ci racconta di questa stanchezza. Era stanco lui, è stanco Fontana ancora prima di cominciare».
Meglio Maroni, Formigoni o Fontana?
«Dal punto di vista personale, Maroni è il più gradevole. Il più bravo a governare la macchina è stato invece Formigoni. Dei tre, Fontana mi sembra il più improvvisato, ecco».
Meglio Violi o Fontana?
«Meglio Violi. Lui è un grillino anomalo. È acerbo, ma è uno che studia, un bergamasco sgobbone».
Berlusconi o Di Maio?
«Meno peggio Berlusconi. Di Maio sarebbe una iattura per il Paese».
Quando ha sentito Renzi l’ultima volta?
«Sabato scorso. Il giorno dopo sarebbe arrivato a Milano e abbiamo cercato di far coincidere le agende. Non ci siamo riusciti».
E Berlusconi?
«L’ultima volta che ci siamo visti è stato al matrimonio, che ho celebrato io a Bergamo, di Michelle Hunziker con Tomaso Trussardi. Più di tre anni fa».
Il leader del futuro del Pd?
«Il Pd ha tanti diversi possibili leader. Renzi, Gentiloni, Minniti , Calenda, Delrio, Franceschini. Una ricchezza di classe dirigente che nessun altro partito può vantare. Berlusconi per trovare un candidato spendibile per Palazzo Chigi è dovuto andare a pescare uno che è stato appena eletto alla presidenza del Parlamento europeo».
Si considera un uomo di sinistra?
«Sì. Per me la sinistra è quella che s’incarna nei tre valori della rivoluzione francese. Libertà, uguaglianza, solidarietà». Che partiti ha votato in passato?
«Da giovane Pdup e Psi. Non ho mai votato Pci, fino alla svolta della Bolognina. Poi Pds, Ds e Pd».
E Forza Italia?
«Mai votata».
I leader della sinistra più amati?
«Enrico Berlinguer, nonostante non abbia mai votato comunista. Ho votato invece per Bettino Craxi, un leader molto moderno. Aggiungerei Walter Veltroni».
Un motivo di orgoglio di questa campagna elettorale?
«Tra i tanti incontri sorprendenti, scelgo la signora ottantenne che a Brescia mi ha preso sottobraccio e mi ha detto: “Lei è la mia speranza”».
Non siete riusciti a convincere Liberi e uguali. Si sente di rivolgere un appello agli elettori di Bersani?
«Gli elettori di Leu hanno ben compreso, a differenza dei loro dirigenti, che siamo a un passo da una svolta storica e che davvero qui, per la prima volta, c’è la concretissima possibilità di mandare a casa la Lega di Salvini».