Anna, volontaria a 87 anni «Sono la nonna degli ultimi»
Ex maestra elementare è l’anima dell’asilo notturno di Monza
La prima volta che ha varcato la porta dell’asilo notturno di via Raiberti Anna Brambilla se la ricorda bene. «Era il giorno di Natale del 1988, il primo Natale dopo la morte di mio marito. I miei famigliari erano preoccupati, facevano gara ad invitarmi, ma io non volevo essere di peso a nessuno. La mia povertà era la solitudine e ho deciso di venire qui. Tra gli ultimi». Oggi, che ha 87 anni Anna, premiata con il «Giovannino d’oro» nel 1997 per il suo impegno nel volontariato, è una presenza fissa tra queste mura che il Comune ha trasformato in un centro di accoglienza gestito dalla San Vincenzo. Lei che è stata maestra elementare proprio nella scuola accanto all’asilo notturno, oggi arriva per servire a tavola a mezzogiorno, dal lunedì alla domenica, gira tra i tavoli, chiacchiera, si informa sulle novità degli ospiti. «Il regolamento è rigido — dice — qui sanno di poter restare solo novanta giorni in attesa di trovare un lavoro, una casa, una sistemazione. Ho una grande memoria visiva e mi capita spesso di incontrarli per strada a distanza di anni e di riconoscerli». In trent’anni di volontariato Anna ha visto cambiare l’utenza: «Quando ho iniziato arrivavano uomini soprattutto dal Marocco e Nord Africa — dice —, a volte non restavo nemmeno una settimana. Trovavano subito un lavoro, riuscivano in poco tempo a far arrivare anche la famiglia. Poi ci sono stati gli anni dei migranti albanesi; ultimamente dei 26 ospiti, sei sono stranieri, venti gli italiani. Ci sono padri separati che soffrono della lontananza dai figli, ex detenuti che faticano a ricostruirsi una vita, persone che da un giorno all’altro perdono il lavoro e anche la famiglia».
In questi giorni di grande freddo il centro di via Raiberti apre le porte già alle sei del pomeriggio e grazie all’impegno dei tanti volontari l’uscita di mattina è posticipata alle 9 e mezza. Due volte alla settimana è Anna a tenere aperto con gli educatori del Comune uno spazio che porta il suo nome. Lo «Spazio Anna» , il lunedì e giovedì pomeriggio, è un luogo di incontro e accoglienza per chi non ha una casa. «Il Buon Dio — dice — mi ha dato una salute di ferro e ha fatto in modo che casa mia fosse qui vicino. Così sono comoda, arrivo a piedi in pochi minuti. Del resto considero questo asilo come un po’ casa mia e se si rompe qualcosa non ho pace finché non è tutto di nuovo in ordine».
Alle otto, ogni sera si ripresenta alla porta, fa due chiacchiere davanti alla televisione in sala da pranzo, controlla che tutto sia in ordine nel guardaroba, distribuisce tè e biscotti per chiudere la serata. «Quando vedo che nel secchio dell’umido c’è roba da mangiare mi arrabbio, noi viviamo grazie alla generosità dei monzesi, ad un gruppo di panettieri che ci portano l’invenduto, alla Coop che è qui vicino e ogni martedì consegna gli alimenti in scadenza. Allora dico a tutti gli ospiti di chiedere piuttosto metà porzione se sanno di non poterne finire una intera».
Ritornando con la memoria a quel Natale di trent’anni fa sorride: «Mi ero presentata con un cesto di frutta per festeggiare e mi ritrovai in cucina a lavare i piatti. Non ero abituata a strofinare padelle, sono stata una delle prime a Monza ad avere la lavastoviglie, avevamo la cameriera. Eppure quando ho finito di lavare quella montagna di piatti posso dire di essermi sentita davvero felice e di essermi innamorata di questo posto». Un amore ricambiato perché qui tutti le vogliono bene a partire dal custode Ben che venticinque anni fa è stato un ospite dell’asilo notturno dopo essere approdato a Monza dall’Africa e si ricorda «dell’Anna che mi serviva a tavola e mi ha aiutato a sistemarmi”. Ferdinando invece le ha lasciato in dono una poesia che ancora la commuove: « Nel cuore di Monza c’è un sentiero di tavoli bianchi per gli affamati e stanchi (…). Anime disperse e cuori sofferti trovano conforto all’asilo notturno di via Raiberti ».
Gli ospiti Quando ho iniziato, nel 1988, gli ospiti erano tutti stranieri Oggi, la maggior parte sono italiani
Questo luogo è casa mia, se si rompe qualcosa non ho pace fino a quando tutto è a posto