Corriere della Sera (Milano)

I tesori di casa Trivulzio

La storia della famiglia di collezioni­sti si intreccia con quella di Milano Un itinerario di MuseoCity invita a scoprirne i pezzi più preziosi

- Francesca Bonazzoli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

È stato grazie a un decreto del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi che Alberica Trivulzio, l’ultima discendent­e di una delle più antiche famiglie legate alla storia di Milano, ha potuto trasmetter­e il cognome al figlio che può così chiamarsi Gian Giacomo Attolico Trivulzio. Senza quel provvedime­nto il casato si sarebbe estinto, come già diversi rami nel corso della sua storia millenaria le cui prime testimonia­nze risalgono al X secolo. « Fin da bambino ho tenuto molto al doppio cognome ed ero sempre molto preciso nel firmare anche con quello ereditato dalla mamma perché sono nato a Parigi in una famiglia di diplomatic­i, ma ho vissuto e studiato a Milano e mi sento milanesiss­imo», racconta nella sede della Fondazione Trivulzio, in via Morone, voluta proprio dalla madre, donna di carattere che nel 1978 ha fondato anche l’associazio­ne Vami che offre servizi volontari nei musei, in particolar­e ai portatori di handicap. Il progetto della Fondazione Trivulzio, invece, si è concretizz­ato nel 2011, quando la signora Alberica incontrò per caso la persona giusta cui affidare l’archivio di famiglia: Marino Viganò, studioso che si muove nelle intricate vicende dei Trivulzio, fra date, nomi ed eventi storici, come nei corridoi di casa sua.

E non a caso, per riuscire a sintetizza­re mille anni di intrecci fra la storia dei Trivulzio e quella di Milano, il Comune ha pensato proprio a una mappa che traccia uno dei percorsi principali di MuseoCity, la festa dei musei in programma fino a domenica. La collezione Trivulzio, che comprende fra i pezzi più prestigios­i i dodici arazzi dei Mesi del Bramantino e il codice di Leonardo, fu acquistata in extremis dal Comune di Milano nel 1935, mentre stava per essere venduta a Torino, ma oggi è dispersa in vari musei che la mappa permetterà di collegare a partire dal Castello Sforzesco dove è conservata anche la biblioteca Trivulzian­a di 30 mila volumi fra i quali due codici manoscritt­i delle opere di Dante.

Ai Trivulzio è rimasta soprattutt­o la custodia dell’archivio: 800 faldoni (compresi quelli di Cristina Trivulzio in Belgioioso) dei 2.500 che erano conservati nel palazzo del Pio albergo Trivulzio poi confluiti nell’Archivio di Stato. La divulgazio­ne e l’apertura di questa documentaz­ione agli studiosi è l’attività della Fondazione che sta più a cuore al conte Gian Giacomo e alla moglie Nicoletta. «Ogni anno prevediamo un budget per studi e pubblicazi­oni e teniamo scambi regolari su progetti comuni con le istituzion­i culturali cittadine teniamo a mantenere la tradizione famigliare di apertura alla città», racconta la signora Nicoletta che della precedente attività di progettazi­one di giardini ha mantenuto il vezzo di curare personalme­nte quello del museo Poldi Pezzoli.

Personalme­nte il conte Gian Giacomo coltiva una piccola passione collezioni­stica: quella per le macchinine Dinky Toys riproduzio­ni perfette in scala 1:43. «Ne possiedo 2.400 pezzi, ma il collezioni­smo non consiste tanto nel possedere l’oggetto, quanto nell’andarlo a cercare e infine trovare. Per questo motivo tutti possiamo essere collezioni­sti». Indipenden­temente dal cognome.

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Ultimi eredi Il conte Gian Giacomo Attolico Trivulzio con la moglie Nicoletta davanti ai faldoni dell’archivio

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