Corriere della Sera (Milano)

UN VIAGGIO PARTITO DAL TEATRO

- Cesare Rimini

Imusei e le mostre da sempre si aiutano a vicenda. A Mantova, per i cento anni dalla morte di Domenico Pesenti (1843-1918) c’è fino al 13 maggio una bella mostra che ricorda e permette di conoscere a fondo il grande pittore mantovano. Lui era stato a Milano (aiuto scenografo alla Scala) e poi a Firenze, per più di vent’anni, dove passavano i colti signori del grand tour. Per loro Domenico Pesenti dipingeva gli interni rigorosi e i piccoli quadri raffiguran­ti le piazze, le chiese, le sale dei musei, in particolar­e della Galleria di Palazzo Pitti. I ricordi di viaggio. Poi dopo i successi, come molti artisti, è tornato a casa, a Mantova, accolto da amici mecenati e ha preso nuove vie pittoriche. Si reca spesso in montagna (come racconta il curatore della mostra Augusto Morari) «dove entra in contatto con la gente del luogo, analizza le fisionomie, osserva il lavoro e le abitudini, dipinge la natura». Fa il pittore solo per sé. Ma bisogna pur dire che la mostra di Domenico Pesenti è ospitata nel Museo Diocesano Francesco Gonzaga e questa è una meraviglia. In una città come Mantova non è facile stupire il visitatore, ma il Museo Diocesano ci riesce e vale la visita da solo: i quadri meraviglio­si raccolti nelle chiese, a volte per sicurezza, le teche, gli oggetti, le curiosità.

Una grande tela rappresent­a il Concilio di Trento, che nella prima fase doveva svolgersi a Mantova. I cardinali e gli arcivescov­i hanno il numero sotto e nel cartiglio sono scritti i loro nomi, nobili e altisonant­i. E poi ci sono anche tutti gli stemmi dei Cavalieri dell’Ordine del Redentore (1606-1700) anch’essi tutti marchesi… o quasi.

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Tributo Una delle opere in mostra

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