Simone il diciottenne e la sveglia di Trump: decido il mio futuro
«N on pensavo mi sarei emozionato e invece sì, quando lo scrutatore del seggio ha pronunciato ad alta voce il mio nome e l’ha trovato nell’elenco degli elettori.
Per lo Stato esisto!, ho pensato. Mi sono sentito addosso una bellissima responsabilità». Simone Molinari, 18 anni, ultimo anno al liceo classico Parini, era al primo voto della sua vita. È arrivato in via San Gregorio, zona Buenos Aires, con i genitori: «C’era una coda lunghissima, mi sono trovato in mezzo a tanti anziani con il bastone, affaticati, che aspettavano rispettosi il loro turno. Loro te lo fanno capire subito quanto è importante votare».
Primogenito, appassionato di politica, Simone è arrivato convinto della sua preferenza: «A casa ormai parlavo solo delle elezioni e i miei fratelli minori mi guardavano come fossi un matto. Non la capivano, tutta questa agitazione — sorride —. L’adrenalina non mi è ancora passata. Tra exit poll e Oscar del cinema, mi sa che stanotte non andrò a dormire».
A fine 2016, quando fu eletto Donald Trump, l’allora sedicenne ebbe un brusco risveglio: «Mio padre arrivò in camera e mi diede subito la notizia. Per me fu un colpo, non me l’aspettavo. Stavolta vorrei prepararmi pian piano — confida —. Il risultato delle urne determinerà la nostra vita dei prossimi anni, non conviene sminuirne la portata». E gli amici cosa ne pensano? «Tra i diciottenni che frequento in giro, con opinioni che vanno dall’estrema sinistra all’estrema destra, nessuno avrebbe mai rinunciato a votare», risponde sicuro. A scuola la professoressa di Latino, durante l’ultima cogestione, aveva spiegato bene agli studenti cosa avrebbero trovato sulle schede elettorali e chiarito i dubbi. Simone, che l’anno prossimo frequenterà l’Accademia Belle arti, come ricordo di questa giornata e «dell’aiuto che ci ha dato» le ha regalato sei vignette disegnate da lui, a tema elettorale.