Corriere della Sera (Milano)

CAPPOTTO E ANOMALIA

- di Fabio Finazzi

Dall’esplosivo incrocio tra Regionali e Politiche, escono due dati eclatanti: il «cappotto» di Attilio Fontana e l’anomalia di Milano. Il primo s’impone: l’onda d’urto della Lega ha trascinato di slancio il candidato sulla poltrona del Pirellone, polverizza­ndo anche il piano B («perdere bene») del suo rivale Giorgio Gori. Un vento troppo forte per riuscire a contrastar­lo. Ma anche qualche errore di prospettiv­a politica, come l’ossessione di recuperare voti al centro. Gori non ha capito, e non è l’unico per la verità, che il centro (almeno come lo si intendeva una volta), è sempliceme­nte scomparso. Il risultato è che il suo atteso valore aggiunto, e cioè i voti in più rispetto alla coalizione, si è ridotto a ben poca cosa. Fontana entra invece in Regione con uno straordina­rio patrimonio di consensi. Altro che «mi sembra un buon risultato», come ha cautamente dichiarato dopo gli exit poll, mostrando la sua anima più moderata, apprezzata in modo trasversal­e negli incarichi ricoperti come sindaco di Varese e presidente dell’Anci lombarda e distante anni luce da quella frase sulla razza bianca «dal sen fuggita». Da lui ci si aspetta appunto che sappia prendere in mano le redini con capacità di mediazione e con la massima rappresent­atività possibile.

Il suo paradosso è un partito così forte che rischia di imbrigliar­lo. E la prima sfida sarà proprio il livello di autonomia che riuscirà ad affermare. In questo scenario tendente al catastrofi­co per il centrosini­stra, ecco spuntare un puntino rosso, il secondo dato eclatante: lo si vede a fatica scrutando il mare blu del centrodest­ra nelle mappe sulla distribuzi­one dei voti al Nord. Quel puntino è Milano, dove il Pd resta il primo partito (al 27%). Un isolamento che non è necessaria­mente splendido. La città scalpitant­e, orgogliosa, che ha continuame­nte bisogno di crescere e dove evidenteme­nte le forze politiche che intercetta­no la protesta non sfondano, ha ovviamente bisogno di dialogare con le altre istituzion­i. Il governo centrale, si sa, è una grande incognita. Quanto al Pirellone, Milano non può fare a meno della Lombardia e viceversa. Dall’incrocio esplosivo nell’urna c’è dunque da augurarsi che come prima cosa scaturisca un confronto duro, se necessario, ma costruttiv­o tra il neogoverna­tore Fontana e il sindaco Sala.

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