CAPPOTTO E ANOMALIA
Dall’esplosivo incrocio tra Regionali e Politiche, escono due dati eclatanti: il «cappotto» di Attilio Fontana e l’anomalia di Milano. Il primo s’impone: l’onda d’urto della Lega ha trascinato di slancio il candidato sulla poltrona del Pirellone, polverizzando anche il piano B («perdere bene») del suo rivale Giorgio Gori. Un vento troppo forte per riuscire a contrastarlo. Ma anche qualche errore di prospettiva politica, come l’ossessione di recuperare voti al centro. Gori non ha capito, e non è l’unico per la verità, che il centro (almeno come lo si intendeva una volta), è semplicemente scomparso. Il risultato è che il suo atteso valore aggiunto, e cioè i voti in più rispetto alla coalizione, si è ridotto a ben poca cosa. Fontana entra invece in Regione con uno straordinario patrimonio di consensi. Altro che «mi sembra un buon risultato», come ha cautamente dichiarato dopo gli exit poll, mostrando la sua anima più moderata, apprezzata in modo trasversale negli incarichi ricoperti come sindaco di Varese e presidente dell’Anci lombarda e distante anni luce da quella frase sulla razza bianca «dal sen fuggita». Da lui ci si aspetta appunto che sappia prendere in mano le redini con capacità di mediazione e con la massima rappresentatività possibile.
Il suo paradosso è un partito così forte che rischia di imbrigliarlo. E la prima sfida sarà proprio il livello di autonomia che riuscirà ad affermare. In questo scenario tendente al catastrofico per il centrosinistra, ecco spuntare un puntino rosso, il secondo dato eclatante: lo si vede a fatica scrutando il mare blu del centrodestra nelle mappe sulla distribuzione dei voti al Nord. Quel puntino è Milano, dove il Pd resta il primo partito (al 27%). Un isolamento che non è necessariamente splendido. La città scalpitante, orgogliosa, che ha continuamente bisogno di crescere e dove evidentemente le forze politiche che intercettano la protesta non sfondano, ha ovviamente bisogno di dialogare con le altre istituzioni. Il governo centrale, si sa, è una grande incognita. Quanto al Pirellone, Milano non può fare a meno della Lombardia e viceversa. Dall’incrocio esplosivo nell’urna c’è dunque da augurarsi che come prima cosa scaturisca un confronto duro, se necessario, ma costruttivo tra il neogovernatore Fontana e il sindaco Sala.