Ragionieri, pr e volontari Il «call center» degli scrutatori
Sono una decina, hanno fatto squadra per due giorni e due notti di fila. Condividendo taniche di caffè, cartoni di pizza e pochissime ore di sonno. Da domenica mattina all’alba fino a ieri notte, nella sede dell’Ufficio elettorale di via Messina trasformato in
call center, i dipendenti comunali che si sono volontariamente offerti per il tour de
force elettorale hanno risposto alle domande più varie. I telefoni squillavano senza soluzione di continuità.
Dall’altro capo del filo, i 5.124 scrutatori dei 1.248 seggi di Milano, pieni di dubbi. «Ho strappato male il tagliando anti frode, cosa faccio?», «Un signore che ha dimenticato la tessera elettorale e la carta d’identità!» o «Un uomo vuole votare a tutti i costi ma avevamo già chiuso il cancello della scuola e chiuso le operazioni. Lo accettiamo?», si sono sentiti chiedere. O ancora: «Siamo al Niguarda, abbiamo tre seggi nell’ospedale, ma non troviamo più il presidente!». Facevano da help desk.
Ieri, quando lo spoglio delle schede iniziava a dare per Milano un risultato totalmente diverso da quello del resto del Paese, telefonate di incredulità: «Qui è tutto Pd e Bonino, ma stiamo leggendo bene le croci? È la stessa cosa anche negli altri seggi?». Stefano Filippini, responsabile del servizio elettorale, ha diretto la squadra insieme a Maria Teresa Fontana. Quei dipendenti comunali di norma lavorano in uffici che con la politica non c’entrano nulla.
Due impiegate dei Servizi funebri, un ragioniere, un’esperta di eventi, un’addetta agli acquisti. E ancora le segretarie della polizia locale e della Direzione Sport. Ieri notte, quando ha lasciato il seggio, Filippini era stremato: «Abbiamo vissuto in diretta tutte le fasi, ci pareva di essere proiettati nei vari seggi con il teletrasporto — scherza —. È stata una esperienza intensa. Ora torniamo a casa, e riflettiamo sugli esiti».