Omicidio di via Meucci Confessa il connazionale
La fuga di Rezk Marai è durata meno di un giorno. Era braccato, isolato e disperato. Come solo un assassino per caso può esserlo. Lui, manovale e con la fedina penale immacolata, quando i poliziotti della Mobile lo hanno fermato ha subito confessato. Anche se ormai non c’era bisogno. Incastrato dai filmati delle telecamere del palazzo e, soprattutto, dalle testimonianze dei due coinquilini che hanno assistito al delitto. Rezk Marai, 20 anni, egiziano, è l’autore dell’omicidio di Mohamed Adel Shemata Mahmoud, il connazionale di 36 anni ucciso sabato sera durante una lite nell’appartamento che condividevano al civico 2 di via Antonio Meucci, tra via Padova e via Adriano. Il giovane è stato bloccato in piazzale Nigra dagli investigatori della sezione Omicidi della Mobile, diretti da Lorenzo Bucossi. Subito dopo il delitto, avvenuto sabato sera poco prima delle 20, Marai era scappato a piedi dallo stabile riuscendo a sparire prima dell’arrivo degli agenti delle Volanti. Nell’appartamento al primo piano di un palazzo di circa 70 alloggi, la maggior parte affittata a immigrati, vivevano almeno sei nordafricani. Un alloggio dormitorio. Sembra che poco prima dell’accoltellamento vittima e assassino stessero discutendo per motivi banali. In particolare sulle regioni di provenienza dall’Egitto, in una sorta di rivalità campanilistica. A un certo punto la questione si è animata e i due sono passati alle mani. È stato a quel punto che il 20enne ha preso un coltello dalla cucina e ha colpito il 36enne, incensurato e irregolare. La vittima, ferita in modo grave, è morta al San Raffaele dove era stata trasportata dal 118 in condizioni disperate. Subito i poliziotti avevano ascoltato il racconto dei due coinquilini e testimoni del delitto. Ed erano risaliti al nome del ventenne. Il provvedimento di fermo, eseguito domenica pomeriggio, è stato disposto dal pm Paolo Nicola Filippini. Una volta bloccato, il 20enne ha ammesso le sue responsabilità e di aver colpito l’amico durante la lite. L’arma, nonostante la confessione, non è ancora stata trovata.