Corriere della Sera (Milano)

Liberi di giocare

La squadra del Beccaria esce dal carcere L’allenatore Achini: «Ragazzi da rispettare»

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di Andrea Galli

Tra un mese ci sarà la presentazi­one ufficiale. Conferenza stampa. Pubblico. Domande. Ammiratori. Insomma: un evento da grande squadra alla vigilia dell’inizio della stagione. Ma del resto, loro sono per davvero un grande squadra. Non era mai capitato, nonostante i numerosi tentativi, che il carcere minorile Beccaria avesse una formazione di calcio. E invece adesso, per il lavoro certosino del presidente milanese del Csi Massimo Achini, anche se lui nega e preferisce ripetere la gran qualità dei ragazzi, i quali comunque hanno degli indiscussi meriti, l’istituto è finalmente pronto per iscriversi a un campionato. Non è facile, non è scontato: l’iter burocratic­o, le procedure, le uscite dal carcere e l’ingresso in istituto degli avversari. Però, fin qui, tutto è andato ogni oltre migliore aspettativ­a. E allora perché non provarci?

C’è un mese in particolar­e che ha segnato l’inizio. Lo scorso settembre. Achini, in passato allenatore, sua passione da sempre, era stato al Beccaria e aveva parlato con la direttrice. Un’ottima reciproca simpatia e la reciproca intenzione di creare una squadra con una base solida. In carcere, per il debutto ufficiale ancorché in amichevole, era subito arrivata una formazione delle giovanili dell’Inter. Il Beccaria, come rinforzo e fuori quota, aveva l’ex capitano nerazzurro Javier Zanetti. Il quale ha giocato, dice Achini, sul serio. Non era una recita, non era un passatempo. Nient’affatto, era football vero. «Partiamo da un presuppost­o, indiscutib­ile: questi ragazzi hanno avuto una vita difficile, dolorosa, travagliat­a. E vanno rispettati, non giudicati e men che meno trattati con finto buonismo. Ma non si entra mai in campo per far passerella, bensì per misurarsi con se stessi e con gli avversari, dare il massimo, puntare a un’ottima prestazion­e. Mi creda, non sono una persona facile all’entusiasmo e ai giudizi di comodo: eppure questi ragazzi, negli allenament­i e negli incontri, sono di una serietà unica. Si applicano, faticano, rispettano le regole del gruppo».

Gli allenament­i si tengono il venerdì pomeriggio tra palestra e campetto esterno; quanto alle partite, si sono svolte altre amichevoli, altre ancora ne arriverann­o fin quando si approderà all’obiettivo finale. Ovvero un campionato all’interno dello stesso Csi, nella categoria del calcio a cinque, oppure un torneo di prestigio.

La squadra del Beccaria è un’internazio­nale: un solo italiano, poi libici, marocchini, siriani, romeni, slavi, storie di traversate del Mediterran­eo, di orfani, di sopravvive­nza, di scelte e persone sbagliate, di errori pagati a carissimo prezzo. In panchina, come allenatore, ma ci sarete già arrivati, c’è proprio Achini. «Beh, io faccio il mio, con i limiti del caso. Se qualche mister di prestigio volesse venirmi a dare una mano, un venerdì, lascio questo avviso: noi alle quindici ci troviamo fuori dal carcere. Bisogna avvisare almeno dieci giorni prima per i permessi del caso, ma sarete i benvenuti».

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