«Impressionismo e Avanguardie» I capolavori del Philadelphia Museum in mostra da oggi a Palazzo Reale
A Palazzo Reale i capolavori del movimento pittorico francese
Il Philadelphia Museum of Art fu fondato nel 1876 in occasione dell’Expo che celebrava la Dichiarazione d’Indipendenza. Fu l’anno in cui, a Parigi, si svolse la seconda mostra degli Impressionisti, quella in cui Auguste Renoir espose «Torso di giovane ragazza al sole» opera sulla quale Albert Wolff, critico de «Le Figaro», scrisse: «Cercate di spiegare al signor Renoir che il torso non è un ammasso di carne in stato di decomposizione». Renoir aveva appena dipinto anche «I Grands Boulevards» mentre l’anno dopo Édouard Manet avrebbe presentato «Ritratto di Isabelle Lemonnier», due delle 50 opere ora a Palazzo Reale nella mostra «Impressionismo e Avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art» (realizzata da Comune di Milano e MondoMostre Skira).
L’esposizione è specchio dell’interesse degli Americani per la nuova arte europea ai tempi in cui battagliavano ancora con i Nativi (del 1875 è la guerra contro i Sioux in piena caccia all’oro nel Dakota) e i pittori dell’Hudson River School (come Cole, Cropsey e Kensett) dipingevano paesaggi arcadici o il grande fiume. Poi arrivò la pittrice Mary Cassatt (esposta una grande foto che la vede alle prese con una statua) che abitò a lungo a Parigi, diede vita all’Impressionismo americano e favorì il collezionismo di opere europee a Filadelfia, dapprima grazie al fratello Alexander poi a Frank Graham Thomas, che acquistò dodici Monet. I primi Impressionisti lasciarono le mani di questi privati per entrare nel museo cittadino nel 1921; a loro seguirono quelli della collezione di Samuel Stockton White – pioniere del culturismo che posò come modello per «L’atleta» di Rodin – e quelli postim- pressionisti di Louis E.Stern.
Il collezionismo americano negli anni di formazione del museo aveva una linea onnivora, tanto che oggi il Philadelphia Museum ha più di 200 mila opere: dai tappeti persiani al Rinascimento italiano ai contemporanei a stelle e strisce. Anche delle Avanguardie Artistiche europee hanno tutto in differenti declinazioni.
Per la mostra milanese, ben allestita e con didascalie raffinate (un po’ di difficile lettura), sono state scelte 50 opere tra le quali la «Ragazza con gorgiera rossa» di Renoir (1896), scelta per i manifesti e la copertina del catalogo, che origina un percorso di ritratti: «Donna con collana di perle in un palchetto» (1879) proprio di Mary Cassatt, «Ritratto di bambina» (1894) di Berthe Morisot, «Ritratto di Madame Cézanne» (1885-1887) di Cézanne, due ritratti di van Gogh e tre di Picasso, poco visti.
Questo Patto Atlantico del ritratto lascia poi spazio a luminosi paesaggi di mano europea: di Monet sono esposti «Il sentiero riparato» (1873) e «Il ponte giapponese» (1895), di Sisley «Le rive del Loing» (1885), di Pissarro «Paesaggio (frutteto)» (1892), di Cézanne «Le Quartier du Four, à Auvers-sur-Oise» (1873) e «Paesaggio invernale, Giverny» (1894). Un’altra sezione è dedicata alle nature morte di Gauguin, van Gogh, Braque e Matisse. Tra le sculture, «L’atleta» (1901-1904) di Rodin che è, appunto, Stockton White. Questo sarà l’anno di Rodin, con il British Museum che gli sta preparando una mostra nella sala degli Elgin marbles.