«Stretta agli scioperi fantasma»
La proposta di uno stop alle serrate proclamate dai sindacati irrilevanti: «Una rappresentanza minima del 5%» Affondo di Giana, presidente Agens: disagi inaccettabili, preavviso obbligatorio dai tranvieri
La possibilità di indire scioperi nei trasporti solo per i sindacati con una soglia di rappresentanza del 5% e la dichiarazione preventiva dei lavoratori sull’adesione o meno all’agitazione. Due proposte choc che arrivano da Arrigo Giana, presidente di Agens, dopo lo sciopero di giovedì indetto da una piccola sigla. Scarsa adesione, servizio funzionante, ma caos in città a causa dell’effetto annuncio.
Lo sfogo
Non si può pensare che una sigla che non rappresenta quasi nessuno possa mettere in ginocchio una città soltanto con un annuncio
Giovedì lo sciopero generale. I mezzi pubblici hanno viaggiato regolarmente. Corse regolari in metrò, qualche soppressione in superficie. A creare disagi però è stato chi, allarmato dall’annuncio dello sciopero, ha optato per l’auto. Arrigo Giana, direttore generale di Atm, entra a piedi uniti su una materia incandescente: la regolamentazione del diritto di sciopero. Non lo fa nella veste di dg di Atm, ma da neopresidente dell’Agenzia confederale dei trasporti e servizi che rappresenta gli interessi del settore nel sistema di Confindustria e oltre ad Atm associa Fs, Trenord, Cotral, Atac e altre aziende dei trasporti. Giana, giovedì sciopero generale, come è andata?
«È andata che il servizio di Atm e in gran parte quello di Trenord c’è stato. Nei metrò non c’è stata nessuna soppressione di corse, poche per tram e bus. Gli utenti non si sono neanche accorti del disagio. In compenso l’effetto annuncio ha spinto molta gente a usare l’auto privata portano alla congestione totale della città in una giornata in cui c’erano manifestazioni e la partita del Milan. Qui si apre un problema enorme sulle modalità di sciopero». Entra in un campo minato.
«Lo sciopero nei servizi pubblici è un tema delicatissimo. In passato molti progetti di legge si sono arenati. Come presidente di Agens avevo anticipato il tema e l’altro giorno ne ha parlato anche il Garante. C’è un problema di rappresentanza. Non si può pensare che un sindacato che non ha nessuna rappresentatività nel settore possa mettere in ginocchio una città solo con l’effetto dell’annuncio. Perché giovedì il servizio è stato regolare così come lo è stato in altre città. Anche dove ci sono state delle criticità non c’è stato il blocco del servizio. La corsa all’auto è stata del tutto ingiustificata». A proclamare lo sciopero è stata l’Usb. Quanti iscritti ci sono in Atm? «Uno e nell’ambito del settore trasporti ne ha veramente pochi. La domanda è: chi ha diritto a proclamare sciopero? Chiunque? Per sedersi al tavolo del contratto nazionale devi rappresentare almeno
il 5 per cento degli iscritti. Per proclamare uno sciopero non c’è nessun limite. Manca coerenza e l’effetto annuncio è devastante».
Mettere una soglia di sbarramento significa limitare un diritto fondamentale come la libertà di sciopero.
«Assolutamente no. Vuol dire mettere sullo stesso piano, garantire e contemperare il diritto a muoversi di milioni di persone e quello di una minoranza di scioperare. Qual è la cosa più importante? L’elemento della rappresentanza è quello che garantisce maggiore democrazia: se rappresenti qualcuno proclami lo sciopero, altrimenti no».
Agens fa parte di Confindustria. Si ripete la vecchia storia dei padroni contro i lavoratori? «Io sono un padrone senza
portafoglio (ride, ndr). Le rispondo dicendo che nell’ambito del trasporto esistono due diritti e l’interruzione di servizio pubblico è un reato. Dall’altra parte c’è il diritto irrinunciabile di scioperare. Le faccio una domanda: come si mettono insieme le due cose?». Con lo sbarramento al 5 per cento?
«È una proposta. La mutuo dal contratto nazionale di lavoro. Una soglia di sbarramento significativa per la proclamazione di uno sciopero. In questo modo si legittimano anche le componenti che hanno forti consensi tra i lavoratori e un messaggio sindacale strutturato. Dopodiché introduco un altro tema». Quale? «Per legge noi siamo tenuti a informare la gente di uno
sciopero dandone la massima diffusione. E proprio perché i milioni di persone che si spostano sui mezzi pubblici hanno diritto di sapere cosa succede nel giorno della protesta sarebbe sensato introdurre l’obbligo individuale di comunicare l’adesione allo sciopero». Comunicare l’adesione prima?
«Sì, in questo modo io azienda sono in grado di fornire ai cittadini le informazioni giuste, se il servizio sarà dimezzato, sospeso o se ci sarà solo qualche ritardo. Quale diritto ledo se chiedo al personale se ha intenzione di aderire o meno allo sciopero?». Uno sciopero senza disagi è uno sciopero inutile.
«Siamo sempre lì. Da una parte una minoranza che protesta, dall’altra tre milioni di persone che si muovono. Stabilire una regola per cui se hai intenzione di scioperare lo dici il giorno prima mi sembra una regola di buon senso e di convivenza civile. È sacrosanto il diritto di scioperare ma è altrettanto sacrosanto organizzarsi la propria vita. Anche perché uno sciopero nel trasporto pubblico penalizza sempre le classi meno agiate, l’impiegato, l’operaio, lo studente. Alla fine poche decine di persone che protestano con motivazioni legittime penalizzano migliaia di persone incolpevoli. Quello del trasporto pubblico è un settore delicato. Giovedì c’è stato lo sciopero generale, ma la gente l’ha scambiato per uno sciopero dei trasporti perché la ripercussione maggiore è proprio in questo settore. È giusto che meriti una regolamentazione a parte».