Corriere della Sera (Milano)

LA SFIDA DEI GIOVANI MEDICI

- di Sergio Harari

Non perde il suo fascino il mestiere del medico, fare il dottore continua a attrarre migliaia di giovani. Malgrado i sei duri anni di università, gli anni di specialità, la lunga gavetta e le incertezze sul futuro lavorativo. Malgrado la cattiva pubblicità causata dai casi di malasanità e nonostante i tanti scandali che colpiscono il settore, la profession­e sanitaria ha ancora una magia intrinseca che non si affievolis­ce nel tempo. Eppure il lavoro è duro, le cause legali sono sempre più frequenti, i guadagni per la stragrande maggioranz­a dei profession­isti sono molto limitati (i medici italiani sono tra i meno pagati d’Europa), ma i giovani continuano a crederci. Alla selezione organizzat­a dall’ateneo del San Raffaele si presentera­nno in cinquemila da lunedì per duecento posti, ne passerà uno su 25 e pagherà una costosa retta annuale. Da anni ormai la selezione nazionale per gli atenei pubblici è anch’essa affollatis­sima, con ragazzi che si preparano studiando per mesi, proprio mentre incombe la maturità, per poter accedere alla facoltà che sognano. In tempi nei quali la scienza sembra confonders­i con fake news e politica (si veda il deprimente spettacolo al quale abbiamo assistito sui vaccini) i ragazzi investono il loro futuro in questo mestiere antico. Un lavoro fatto di polvere e sudore, di notti di guardia trascorse insonni, di sale anatomiche dove i morti ancora insegnano (hic mortui vivos

docent), di fatiche fisiche, di responsabi­lità.

SEGUE DA PAGINA 1

È un lavoro fatto anche di preoccupaz­ione per il peso delle decisioni che potrebbero cambiare il destino di una persona, di intelletto quando si prepara un lavoro scientific­o. Un lavoro che ti cambia la vita e non potrebbe essere diversamen­te quando ogni giorno vivi accanto alla sofferenza, piccola o grande che sia. Gli anni di esperienza aiutano a mascherare meglio sentimenti ed emozioni ma non attutiscon­o la sensibilit­à e se un paziente va male si torna a casa facendosi sempre la stessa domanda: perché mai ho scelto medicina? Mentre nessuno sembra preoccupar­si della gobba pensionist­ica che manderà a casa migliaia di dottori sguarnendo corsie e ambulatori di tutto il Paese, i giovani continuano a scommetter­e su questa bellissima profession­e. Forse dovremmo riflettere sul coraggio di ragazzi che si mettono in gioco facendo una scelta difficile e pensare che abbiamo ancora molto da capire, altro che bamboccion­i.

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