Paradosso Usb Un solo iscritto ma in agitazione
L’Unione di base: difendiamo il diritto di tutti Fit-Cisl il gruppo più rappresentativo in Atm
Tra i circa 9.600 lavoratori dell’Atm la sigla Usb può contare su un solo iscritto. Eppure è bastato l’effetto annuncio dello sciopero proclamato dall’Unione sindacale di base per mandare in tilt il traffico in città. «Noi difendiamo comunque i diritti di tutti», dicono dal sindacato, che sul suo sito si presenta come «organizzazione per milioni di lavoratori».
Più che le braccia incrociate poterono i comunicati stampa. Perché all’origine del grande caos stradale di giovedì, c’è un sindacato, l’Usb, che tra i circa 9.600 lavoratori dell’Atm può contare su un solo iscritto. Eppure è bastato l’effetto annuncio dello sciopero proclamato dall’Unione sindacale di base per mandare in tilt il traffico in città.
«Quelli dell’Usb non ci sono, né in Atm né in Trenord — commenta lapidario Giovanni Abimelech, segretario della Fit, la sigla sindacale dei trasporti che fa capo alla Cisl — non partecipano nemmeno ai tavoli di trattativa. Certe sigle autonome, semmai, hanno conquistato spazio nell’ambito della logistica, dove c’è un mondo molto frammentato fatto di cooperative e di contratti diversi. Hanno qualcuno negli aeroporti — aggiunge — ma nelle aziende che rappresentano il 70 per cento del traporto pubblico milanese praticamente non esistono».
All’interno dell’Atm, hanno in tasca una tessera sindacale circa 7.000 lavoratori: il 19 per cento è iscritto alla Fit-Cisl, il 13 per cento alla Uilt, l’11 per cento alla Filt-Cgil. La Cub (Confederazione sindacale di base) conta 45 iscritti, pari allo 0,4 per cento del totale, e poi c’è lo 0,011 per cento rappresentato dall’unico aderente alla Usb.
Ma allora come è possibile che il solo annuncio di un sindacato così poco rappresentativo sia sufficiente a generare il panico? «Quando si tratta di proclamare astensioni dal lavoro si inseriscono sempre su tematiche più ampie, per esempio la giornata della donna di giovedì — spiega Danilo Margaritella, segretario generale della Uil di Milano e della Lombardia — oppure in passato hanno incrociato momenti di tensioni per le trattative contrattuali che hanno favorito qualche adesione agli scioperi indetti da loro». Nel corso dello scorso anno, per esempio, su 11 scioperi che hanno coinvolto l’Atm, sette sono stati proclamati su base generale e nazionale e quattro erano legati a vertenze aziendali. E soltanto uno di questi (quello del 5 aprile) ha avuto ripercussioni effettive sul servizio dell’azienda trasporti: la protesta contro l’eventualità di una gara d’appalto «spezzatino» (cioè separazione tra servizi di superficie, metropolitane, parcheggi), che ha coinvolto tutti i sindacati.
Secondo Danilo Margaritella, complessivamente, «Usb non rappresenta più dello 0,5 per cento dei lavoratori dei trasporti a livello nazionale e, fermo restando che scioperare è un diritto inalienabile, tutelato dalla nostra Costituzione, sarei favorevole all’introduzione di qualche forma di filtro per iniziative prive di qualsiasi base rappresentativa, così come di blitz basati sull’annuncio di scioperi che poi vengono revocati all’ultimo momento, quando ormai è impossibile evitare il caos. E poi mi piacerebbe poter chiedere alle donne quanto si siano sentite sostenute da questo blocco».
Per Usb, che sul suo sito ufficiale si presenta come «un’organizzazione per milioni di lavoratori», replica Pietro Cusimano, del direttivo regionale dell’organizzazione: «Lo sciopero di giovedì era legato, come l’anno scorso, a un appuntamento internazionale come la Giornata della donna e noi abbiamo proclamato uno sciopero generale e nazionale, quindi non soltanto dei trasporti e non soltanto milanese, per dare copertura sindacale e appoggio alle iniziative della rete Non una di meno. E abbiamo il dovere di comunicarlo». I numeri esigui degli iscritti all’interno delle aziende di trasporto? «A Milano siamo ancora un po’ deboli e dobbiamo crescere e comunque non si può sapere se anche lavoratori non iscritti vogliono aderire allo sciopero. Ma a Roma, per esempio, ogni volta che decidiamo di farlo si paralizza la circolazione in città».