LE MAXI MULTE PER GLI ASSEGNI «FUORILEGGE»
Sarebbero migliaia gli assegni fuorilegge, quelli che al disopra dei mille euro sono stati staccati senza la scritta «non trasferibile». Incombe una multa che va da un minimo di tremila a un massimo di cinquantamila euro. Roba da far tremare le vene e i polsi non solo al correntista ma anche al beneficiario. Siamo di fronte a un fenomeno strano: una dimenticanza collettiva. È infatti da almeno dieci anni in vigore un decreto legislativo (n.231/2007) che impone l’obbligo della dicitura; ribadita per giunta nove mesi fa (4 luglio 2017) da una direttiva comunitaria che ha lo scopo di impedire il riciclaggio di denaro sporco. Come si spiega questo vuoto? C’è di più: il correntista che in assoluta buona fede ha saldato, poniamo, la parcella del suo legale , del suo fiscalista o del medico curante staccando l’assegno da un blocco non aggiornato, mette nei guai anche il suo creditore. Dice: si può sempre ricorrere all’oblazione. Già, ma anche l’atto riparatorio, fa notare l’Unione nazionale consumatori, costa un occhio della testa: da un terzo della sanzione massima, ossia oltre sedicimila euro; al doppio della minima, cioè seimila. Il problema è talmente grosso che la Commissione Finanze della Camera ha invitato il governo ad alleggerire le sanzioni «per evitare potenziali effetti distorsivi». Dal canto suo l’associazione delle banche (Abi) ha inviato a tutti i correntisti un promemoria. Per salvare almeno la buonafede dei più.