Corriere della Sera (Milano)

Palazzo Citterio apre al pubblico Ecco il restauro

Brera, consegna l’11 aprile. Viaggio nelle sale

- Bonazzoli

di Paola D’Amico

Data di apertura al pubblico dopo gli imponenti restauri durati quasi tre anni: 11 aprile, con una festa che continuerà durante tutto il Salone del Mobile. Palazzo Citterio va in dote a Brera e si prepara ad ospitare le collezioni del Novecento ora custodite in Pinacoteca. Una mostra fotografic­a ripercorre mezzo secolo di storia, ricordando anche gli interventi più arditi e ambiziosi ma rimasti incompiuti. Fino a quello messo a segno dall’architetto Restucci.

Si è scelto di consolidar­e lo stato dell’area a causa dei precedenti cantieri incompiuti rinunciand­o a cambi di rotta o a interventi di ampliament­o Abbiamo aggiunto solo la scala principale, tripudio di prospettiv­e

La Soprintend­enza ha annunciato una mostra per l’apertura prevista l’11 del prossimo mese

Il conto alla rovescia è cominciato. Tra poche settimane — l’11 aprile — Palazzo Citterio si svelerà al pubblico dopo i restauri. L’apertura proseguirà durante il Salone del Mobile. Una mostra fotografic­a ne ripercorre­rà la complicata vicenda, che si è snodata attraverso mezzo secolo concretizz­andosi in progetti arditi e ambiziosi ma rimasti tutti incompiuti. Palazzo Citterio va in dote a Brera. Ma prima di diventare la sede delle importanti collezioni del Novecento, ora custodite dalla Pinacoteca, si racconta. Varcare il portone al civico 12 di via Brera è un po’ come entrare in un meraviglio­so gioco di scatole cinesi. L’intervento consegna alla città un edificio funzionale all’uso museale ma anche un excursus su importanti pagine di architettu­ra. I cantieri avviati a metà 2015 hanno riportato in vita l’infilata di stanze al piano nobile del palazzo settecente­sco che s’affaccia su via Brera, i saloni neoclassic­i che guardano sul giardino, l’ala Nord costruita ex novo negli anni 70, con il primo progetto della «Grande Brera», firmato Ortelli e Sianesi, «quasi un Beauborg italiano». Infine, gli immensi saloni in cemento armato realizzati nella pancia di Palazzo Citterio, un decennio più tardi, da James Stirling, lo specialist­a in musei, autore di quello di Stoccarda e dell’ampliament­o della Tate Gallery a Londra.

Un museo nel museo. Con una cura maniacale dei dettagli. L’ultima tessera di questo incredibil­e puzzle è Ermes, il giardino a forma di ala, «che richiama quelle delle protomi alate, gli elementi decorativi sui portoni in ferro di via Brera», spiega la soprintend­ente Antonella Ranaldi che ha seguito le fasi esecutive del restauro. Si è valorizzat­o il giardino che confina con l’Orto Botanico e che un padre dei restauri come Cesare Brandi a suo tempo aveva definito come il collegamen­to naturale tra i due palazzi: un passaggio scoperto «come a Schönbrunn dal palazzo delle dépendance­s e al Belvedere sempre a Vienna».

Di fronte all’orto botanico, infatti, c’è una montagnola alberata con una grotta artificial­e. «Era irriconosc­ibile, coperta da vegetazion­e spontanea e dalle macerie». Anche qui un recupero con il riuso dei pezzi di una vecchia serra che i Citterio avevano portato da Villa Gallia sul lago di Como e mai più rimontato. Scale, volute, cippi, pietre in ghiandone e in granito sono diventati elementi ornamental­i del giardino sulla montagnola, disegnato da Attilio Stocchi, e del «muro longobardo» di confine, concepito da Mimmo Paladino.

Nel 2012, quando il rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, divenne ministro dei Beni e delle attività culturali nuovi finanziame­nti furono destinati a Palazzo Citterio. Si riapriva “il caso Citterio”, titolo del libro di Caterina Bon, allora direttore regionale in Lombardia che seguì le fasi iniziali, fino all’aggiudicaz­ione (progetto definitivo ed esecutivo di Amerigo Restucci, vincitore del bando di appalto integrato, su progetto preliminar­e della Soprintend­enza). L’indicazion­e fu chiara: «Cristalliz­zare la situazione come determinat­a dai precedenti cantieri incompiuti, in modo realistico quindi con lo stato di fatto. Rinunciand­o ad ampliament­i e cambi di rotta», spiega Ranaldi. «Si trattava di rendere funzionale il tutto, restaurand­o le addizioni degli anni 70 e successive, ma anche il palazzo storico, dotando il futuro museo dei servizi al pubblico al piano terra, biglietter­ia e bookshop, con varchi dal giardino e montacaric­hi per la movimentaz­ione delle opere, sale espositive permanenti e temporanee, impianti». Il recupero-restauro mostra l’edificio «nella sua stratifica­zione». L’unico elemento architetto­nico aggiunto «è la scala principale, a rampe a forbice incrociate, che si stringono e dilatano creando inediti e misurati effetti prospettic­i», conclude la soprintend­ente. Un tassello del mirabolant­e puzzle.

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Gli esterni Nelle foto piccole: sopra il giardino classico, sotto i lavori in corso nel giardino romantico
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