Corriere della Sera (Milano)

Una finestra sull’Africa tra fotografia e design

- di Francesca Bonazzoli

Parliamo ogni giorno di Africa, ma sempre in termini di profughi, immigrati, guerre, fame, siccità. Per i media, e quindi per tutti noi, è diventato un continente sinonimo di problemi, stereotipo di una visione superficia­le che non sfiora nemmeno in parte la sua complessa realtà. L’Africa ha un’estensione che potrebbe contenere l’intera Europa ben tre volte e in questa sua vastità nasconde energie che non vogliamo vedere e di cui non si parla mai. Un piccolo contributo all’allargamen­to del nostro sguardo può venire dalla mostra «AfricaAfri­ca» che inaugura stasera a Palazzo Litta e che apre almeno una finestra sul design e la fotografia nell’area subsaharia­na. La selezione non è né rappresent­ativa né, tantomeno, esaustiva, ma è comunque un contributo. E in più, ai quindici designer che presentano i loro progetti recenti e ai sette fotografi che espongono 55 scatti, si affianca un mini programma di incontri, musica, danza e cinema in collaboraz­ione con Ponderosa Music&Art e il Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina. Le caratteris­tiche ricorrenti nei lavori di design, anche se è scorretto usare l’aggettivo «africano» come se un continente di oltre 30 milioni di chilometri quadrati potesse avere un’unità stilistica, si possono rintraccia­re comunque nella scelta dei materiali che sono soprattutt­o naturali, a disposizio­ne gratuitame­nte in natura, o a basso costo come le plastiche o le lamiere. Ma accanto ai manufatti costruiti con barili di petrolio da Hamed Ouattara e Ousmane Kouyate o alle lampade realizzate con bottiglie di plastica da Heath Nash, ci sono anche i mobili assemblati da Gonçalo Mabunda con bossoli, proiettili, armi di scarto: materiali di importazio­ne e di morte, che tuttavia raccontano una grande capacità creativa nel riciclo. Per le fotografie, la selezione curata da MIA Photo Fair Projects in collaboraz­ione con Maria Pia Bernardoni, curatrice dei progetti internazio­nali di LagosPhoto Festival, propone soprattutt­o ritratti e autoritrat­ti come nel caso di Omar Victor Diop che, attraverso il trucco e gli abiti, si trasforma in diverse figure storiche africane che hanno giocato un ruolo nella vita europea. Su tutto, oggetti e fotografie, aleggia, anche grazie ai colori accesi, un tono di ironia (compresa quella nera), che fa parte del carattere africano, questo sì, dal Mali al Sudafrica, dal Gambia al Kenya. Per l’intera durata della mostra, ogni giovedì alle 18.30 sono programmat­i incontri di approfondi­mento che affrontano importanti questioni relative allo sviluppo del continente. Si comincia domani alle 18.30 alla presenza di alcuni dei protagonis­ti della mostra per parlare della scena creativa. Il 22 marzo Carlo Vezzoli e Elisa Bacchetti, docenti del Politecnic­o, discuteran­no sul tema dell’energia sostenibil­e; mentre il 29 marzo Francesco Faccin rifletterà sul problema dei rifiuti negli slum e il loro riutilizzo attraverso il design.

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Galleria Da sinistra in senso orario, una creazione di Gonçalo Mabunda; tavolo e sedie di Birsel Seck; un ritratto di Omar Victor Diop; «Untitled 3» di Marice Nobuko Nqaba. Nella foto grande, «Sartist Sport» di Andile Buka

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