Corriere della Sera (Milano)

Le donne elette al Pirellone: poche e fuorigioco

Entrano in 18 (22%), nessuna sarà capogruppo

- di Andrea Senesi

Nonostante l’introduzio­ne del meccanismo elettorale della «preferenza di genere» — tesa ad aumentare la presenza femminile in Consiglio regionale — nel prossimo parlamenti­no del Pirellone siederanno soltanto 18 consiglier­i donne su 80, il 22,5%. Carmela Rozza (Pd) attacca: «Non servono le riserve indiane, dobbiamo batterci di più». Silvia Sardone (FI), eletta e consiglier­e comunale: «Impegno ostacolato da maschilism­o e ritmi di vita»

Erano diciassett­e, saranno diciotto. L’introduzio­ne della doppia preferenza di genere (la possibilit­à cioè per l’elettore d’indicare a fianco del simbolo di partito prescelto ben due potenziali consiglier­i, a patto che siano di sesso diverso) ha prodotto un risultato modestissi­mo: le donne elette in Consiglio regionale sono il 22 per cento del totale, una percentual­e persino inferiore a quella della Camera, dove le deputate sfiorano il 35 per cento (in un sistema elettorale che non prevede l’espression­e di preferenze). Lo strumento, insomma, non ha funzionato.

C’è un altro dato almeno sulla carta inaspettat­o: le donne sono più rappresent­ate nel centrodest­ra. Il partito che in assoluto fa meglio, in fatto di quote rose, è Fratelli d’Italia, dove due dei tre eletti sono donne. Va benino Forza Italia (4 su 14), poi il Pd (4 su 16) e la Lega (6 su 28). Il risultato peggiore è invece quello del Movimento cinque stelle: una sola donna su tredici eletti. Ottime alcune singole performanc­e: Carmela Rozza nel Pd, Silvia Sardone in Forza Ita- lia (in assoluto la più votata con più di 11 mila preferenze), Viviana Beccalossi in Fratelli d’Italia. Tutti volti noti: la prima assessore alla Sicurezza in Comune, la seconda battaglier­a consiglier­a d’opposizion­e sempre a Palazzo Marino, la terza responsabi­le della battaglia contro le moschee abusive dai banchi della giunta Maroni. Per molte altre candidate la strada è stata in salita, in molti casi sbarrata .

Andrà probabilme­nte meglio nella composizio­ne della giunta, ma solo perché di mezzo c’è una legge-nazione che impone tra i banchi degli esecutivi regionali una presenza femminile almeno del 40 per cento.

Per non scontentar­e la lunga lista di uomini in caccia di una poltrona da assessore si è però deciso di allungare la coperta: la squadra di Attilio Fontana, che inizialmen­te doveva contare su dodici assessori, è lievitata, nel giro di una settimana, fino a quota sedici unità, il massimo consentito

Le consiglier­e sono più numerose nel centrodest­ra. Nessuna sarà capogruppo

dalla giurisprud­enza. Sardone e Beccalossi hanno le deleghe assessoril­i praticamen­te già in tasca (rispettiva­mente all’Istruzione e all’Agricoltur­a), mentre si dovranno giocare la

nomination all’ultima trattativa le leghiste Claudia Terzi, Giovanna Bianchi Clerici, Silvia Piani, Francesca Brianza, Cristina Cappellini e le berlusconi­ane Elena Centemero e Paola Bulbarelli.

Sull’allargamen­to della squadra di assessori, protesta ora l’ex candidato alla presidenza del Movimento Cinque Stelle, Dario Violi: «Fontana non si è ancora insediato ed è già costretto a rimangiars­i la prima promessa presa con i lombardi. Aveva dichiarato 12 assessori e invece saranno 16, due in più della giunta Maroni. D’altronde le bocche da sfamare sono tante. Sei o sette alla Lega, uno o due a Fratelli d’Italia e addirittur­a un posto per i centristi», ha scritto ieri Violi su facebook: «Come al solito il centrodest­ra in Lombardia si approfitta del mandato popolare per fare i suoi comodi, e il triste teatrino degli assessori ne è già una prova tangibile».

Una sola candidata alla presidenza su sette (Angela De Rosa di CasaPound), 18 elette su 80, e una rappresent­anza in giunta garantita in forza della legge nazionale. Né sembra destinata ad andare meglio la partita sulla scelta dei capigruppo delle principali forze politiche. I giochi più importanti sembrano già fatti: a guidare gli eletti del Pd sarà il giovane renziano Jacopo Scandella, per Forza Italia uno tra Gianluca Comazzi, Fabio Altitonant­e e Alessandro Fermi, mentre per la Lega è probabile che la scelta ricada sul piu votato: il salviniano Gianmarco Senna. Donne a capo dei gruppi consiliari del Pirellone? Per ora non pervenute.

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