Ha mani grandi Preso il bandito
Blitz sui Navigli. Cocaina in cambio del rifugio
Riconosciuto per le sue mani grandi, un rapinatore è stato arrestato ieri in un appartamento di studentesse sui Navigli dove, in cambio di droga, si faceva nascondere, ormai braccato dalla polizia.
Tonino Faraci era nascosto in un appartamento in Ripa di Porta Ticinese, sui Navigli. Lo ospitavano tre studentesse, in cambio di forniture quotidiane di coca e hashish. In quella casa, dove si era nascosto perché aveva capito che i poliziotti ormai gli stavano addosso, Faraci aveva anche i vestiti usati per le rapine: un cappellino grigio, uno scaldacollo, un cappotto scuro e un giubbotto di pelle marrone. Alla cintola, quando gli agenti del commissariato Ticinese sono entrati in casa per eseguire un provvedimento di fermo del pm Luca Poniz, aveva ancora la pistola. Una scacciacani modificata con nel caricatore un vero proiettile. Ha cercato di ribellarsi, di non farsi arrestare, ma il suo tentativo si è subito spento. Ormai il suo piano di fuga era crollato. Ai poliziotti ha raccontato che da lì a qualche giorno, infatti, sarebbe partito per la Francia con destinazione Spagna.
Antonino Faraci, 44 anni, nato a Bologna, ma da sempre a Milano tra Famagosta e la Barona, non era uscito da molto dal carcere dopo essere stato arrestato nel 2015 per un furto in un negozio d’abbigliamento. Aveva rubato merce per più di 10mila euro. Tecnicamente la sua residenza era rimasta nel carcere di Pavia, dove aveva scontato la sua pena. Anche se a Milano aveva poi vissuto in maniera itinerante, tra via Ovada e viale Famagosta, prima di «rifugiarsi» dalle studentesse sulla Ripa di Porta Ticinese.
È accusato di tre rapine, tutte commesse in serie dal 3 all’8 marzo. Ad incastrarlo sono stati molti fattori, primo fra tutti quello di essere una vecchia conoscenza degli agenti della squadra investigativa del commissariato Ticinese, diretto dal vice questore aggiunto Giorgia Iafrate.
I poliziotti lo stavano cercando già nei giorni scorsi per notificargli un provvedimento di aggravamento della sorveglianza speciale alla quale era sottoposto. Faraci aveva infatti indicato un indirizzo di domicilio nella zona di Greco, dall’altra parte della città, al quale però non era mai stato trovato dagli agenti durante i controlli di routine.
Nel frattempo era però tornato a commettere rapine. Altro fattore decisivo per individuarlo sono state le mani, particolarmente grandi, un dettaglio ricordato dai negozianti vittime dei colpi e anche ben visibile dai filmati di sorveglianza di due dei tre assalti. Il primo è avvenuto in un bar tabacchi di via Don Rodrigo, dove Faraci ha portato via 1.500 euro in contanti e gratta e vinci per un valore di vendita di 2 mila euro. Due giorni dopo ha colpito lo store di detersivi e cosmetici Tigotà in viale Famagosta (il bottino è stato di circa 600 euro) e l’8 marzo si è presentato al bar tabacchi di via Rimini, dove ha preso oltre mille euro in contanti. La tecnica era sempre uguale: entrava a volto coperto e poggiava sul bancone la pistola senza il tappo rosso. Proprio la dimensione delle mani in relazione alla grandezza di una pistola di quel genere ha colpito gli investigatori che si sono poi ricordati di Faraci. Il resto lo hanno fatto le analisi scientifiche e dei filmati.