Gli studenti fanno i prof A Monza lezioni d’italiano ai giovani profughi africani
Due settimane in classe: per insegnare abbiamo usato la tombola
La didattica
I veri insegnanti ci hanno dato delle direttive, a tutto il resto abbiamo pensato noi
Studenti in cattedra per MONZA insegnare l’italiano ai richiedenti asilo. L’istituto d’istruzione superiore «Mosè Bianchi» di Monza è stato teatro in questi giorni di uno dei primi progetti a livello nazionale grazie al quale circa 30 studenti di quarta del liceo Linguistico hanno vestito i panni da professore per dare qualche rudimento di lingua a una cinquantina di giovani profughi provenienti dal centro Africa. Vere e proprie lezioni in classe, con tanto di dettati e prove, ma senza voti, organizzate nell’ambito del bando ministeriale Fami (Fondo asilo migrazione e integrazione) e dell’alternanza scuola-lavoro. Il progetto è durato due settimane durante le quali i ragazzi selezionati si sono fatti carico di tutte le incombenze che la carica di prof comporta, compresa la preparazione delle lezioni.
«I veri prof ci hanno dato delle direttive — spiega Chiara, una delle studentesse coinvolte nell’iniziativa —, ma a tutto il resto abbiamo pensato noi. Ci siamo trovati a dover insegnare la nostra lingua a dei ragazzi provenienti dalla Nigeria, dal Camerun o dal Senegal, che non sapevano un sola parola di italiano». Difficile anche se divertente. Per alcuni profughi il livello di scolarizzazione è basso, ai limiti dell’analfabetismo, e per superare l’impasse i ragazzi, suddivisi in vari gruppi di lavoro, hanno deciso di ricorrere ai metodi usati coi bambini. «Nella nostra classe — prosegue Miriam — abbiamo usato le carte del Memory, dei cartelli e la tombola». Anche per l’organizzazione della classe, i docenti del «Mosè Bianchi» hanno lasciato libertà di decisione ai ragazzi. Alcuni hanno preferito ricorrere al sistema tradizionale: cattedra da una parte, banchi dall’altra. Altri, invece, hanno preferito adottare soluzioni più informali creando «isole» con i banchi.
I giovani profughi, di età compresa tra i 17 e i 20 anni, hanno seguito tutte le lezioni. La concentrazione non è mai mancata e quando qualche alunno dava segnali di difficoltà, erano gli stessi richiedenti asilo ad aiutarlo. Fra le iniziative intraprese dai giovani prof anche la classica gita, come meta è stata scelta Villa Reale. «I ragazzi si sono divertiti — sottolinea Alice — e al tempo stesso abbiano colto l’occasione per insegnare alcune parole di uso comune come marciapiede, strada, macchina». L’esperienza da professore ha lasciato un segno profondo nei ragazzi. «Siamo entrati in contatto con realtà e culture lontane — prosegue Marta, un’altra studentessa —. Mi è rimasto impresso un dettaglio che però dice molto su queste differenze: abbiamo organizzato una lezione sul meteo ed è stato sorprendete scoprire che per loro le stagioni non sono quattro, ma due». Concluso questo primi ciclo di lezioni, probabilmente ne verrà iniziato un secondo. Coordinati dal professor Vico Piazza, referente per l’alternanza scuola-lavoro del liceo, Enea Cattaneo e Alessandra Colombo, due docenti impegnati nel progetto, stanno lavorando a un nuovo ciclo di lezioni. «Avevamo a disposizione circa 200 ore e ne sono avanzate 160 — spiegano —. I risultati ottenuti sono stati soddisfacenti. Si tratta di far coincidere orari, impegni scolastici e disponibilità di classi. A breve dovremmo essere in grado di indicare una data».