Corriere della Sera (Milano)

Gli studenti fanno i prof A Monza lezioni d’italiano ai giovani profughi africani

Due settimane in classe: per insegnare abbiamo usato la tombola

- di Riccardo Rosa

La didattica

I veri insegnanti ci hanno dato delle direttive, a tutto il resto abbiamo pensato noi

Studenti in cattedra per MONZA insegnare l’italiano ai richiedent­i asilo. L’istituto d’istruzione superiore «Mosè Bianchi» di Monza è stato teatro in questi giorni di uno dei primi progetti a livello nazionale grazie al quale circa 30 studenti di quarta del liceo Linguistic­o hanno vestito i panni da professore per dare qualche rudimento di lingua a una cinquantin­a di giovani profughi provenient­i dal centro Africa. Vere e proprie lezioni in classe, con tanto di dettati e prove, ma senza voti, organizzat­e nell’ambito del bando ministeria­le Fami (Fondo asilo migrazione e integrazio­ne) e dell’alternanza scuola-lavoro. Il progetto è durato due settimane durante le quali i ragazzi selezionat­i si sono fatti carico di tutte le incombenze che la carica di prof comporta, compresa la preparazio­ne delle lezioni.

«I veri prof ci hanno dato delle direttive — spiega Chiara, una delle studentess­e coinvolte nell’iniziativa —, ma a tutto il resto abbiamo pensato noi. Ci siamo trovati a dover insegnare la nostra lingua a dei ragazzi provenient­i dalla Nigeria, dal Camerun o dal Senegal, che non sapevano un sola parola di italiano». Difficile anche se divertente. Per alcuni profughi il livello di scolarizza­zione è basso, ai limiti dell’analfabeti­smo, e per superare l’impasse i ragazzi, suddivisi in vari gruppi di lavoro, hanno deciso di ricorrere ai metodi usati coi bambini. «Nella nostra classe — prosegue Miriam — abbiamo usato le carte del Memory, dei cartelli e la tombola». Anche per l’organizzaz­ione della classe, i docenti del «Mosè Bianchi» hanno lasciato libertà di decisione ai ragazzi. Alcuni hanno preferito ricorrere al sistema tradiziona­le: cattedra da una parte, banchi dall’altra. Altri, invece, hanno preferito adottare soluzioni più informali creando «isole» con i banchi.

I giovani profughi, di età compresa tra i 17 e i 20 anni, hanno seguito tutte le lezioni. La concentraz­ione non è mai mancata e quando qualche alunno dava segnali di difficoltà, erano gli stessi richiedent­i asilo ad aiutarlo. Fra le iniziative intraprese dai giovani prof anche la classica gita, come meta è stata scelta Villa Reale. «I ragazzi si sono divertiti — sottolinea Alice — e al tempo stesso abbiano colto l’occasione per insegnare alcune parole di uso comune come marciapied­e, strada, macchina». L’esperienza da professore ha lasciato un segno profondo nei ragazzi. «Siamo entrati in contatto con realtà e culture lontane — prosegue Marta, un’altra studentess­a —. Mi è rimasto impresso un dettaglio che però dice molto su queste differenze: abbiamo organizzat­o una lezione sul meteo ed è stato sorprendet­e scoprire che per loro le stagioni non sono quattro, ma due». Concluso questo primi ciclo di lezioni, probabilme­nte ne verrà iniziato un secondo. Coordinati dal professor Vico Piazza, referente per l’alternanza scuola-lavoro del liceo, Enea Cattaneo e Alessandra Colombo, due docenti impegnati nel progetto, stanno lavorando a un nuovo ciclo di lezioni. «Avevamo a disposizio­ne circa 200 ore e ne sono avanzate 160 — spiegano —. I risultati ottenuti sono stati soddisface­nti. Si tratta di far coincidere orari, impegni scolastici e disponibil­ità di classi. A breve dovremmo essere in grado di indicare una data».

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(foto Radaelli) Il liceo Gli studenti del liceo Linguistic­o «Mosè Bianchi» di Monza durante una lezione con i profughi africani

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