RIAPRITE QUEI CORTILI
La Milano di domani ha tutta l’aria di una città bella, vivibile, vagamente aristocratica. Metropoli e salotto al tempo stesso. A quanto pare, risaneremo le periferie, avremo un formidabile polo di studi e di ricerche all’Expo, avremo nuovi cloni di Citylife. E un sacco d’altra argenteria. A maggior ragione, dobbiamo dunque chiederci se è accettabile che in un luogo simile sopravvivano scuole in cui i ragazzi non possono godersi il cortile, perché un divieto cerca pateticamente di proteggerli da rottami, sporcizia, strani giri di pantegane. La Milano da bere è di un altro secolo, ma questa delle scuole barricate non è neppure una Milano da respirare: si sta chiusi dentro e le aree all’aperto sono solo uno squallido spettacolo da vetrata. Con l’assuefazione e la rassegnazione che ormai ci ricoprono come spessa cotenna, guardiamo le foto pubblicate dal Corriere e magari ci sembrano pure normali. Per molti di noi, la scuola italiana è così: sbrecciata, scrostata, squinternata. Irrecuperabile. Infatti i più schifiltosi risolvono il problema mandando i ragazzi all’estero. Ma non può essere. Non lo possiamo accettare. È risaputo: gli istituti con i cortili off-limits subiscono malinconicamente il satanico intreccio delle competenze nebulose e dei bilanci rachitici. Eppure c’è un limite. La prima cosa da fare, è impedirci di subire tranquillamente quello sfacelo. Per una nuova Italia, fondata davvero su una buona scuola, quei cortili devono riaprire. A qualunque costo. L’idea di rispetto comincia anche dai luoghi.