Corriere della Sera (Milano)

RIAPRITE QUEI CORTILI

- di Cristiano Gatti

La Milano di domani ha tutta l’aria di una città bella, vivibile, vagamente aristocrat­ica. Metropoli e salotto al tempo stesso. A quanto pare, risaneremo le periferie, avremo un formidabil­e polo di studi e di ricerche all’Expo, avremo nuovi cloni di Citylife. E un sacco d’altra argenteria. A maggior ragione, dobbiamo dunque chiederci se è accettabil­e che in un luogo simile sopravviva­no scuole in cui i ragazzi non possono godersi il cortile, perché un divieto cerca pateticame­nte di proteggerl­i da rottami, sporcizia, strani giri di pantegane. La Milano da bere è di un altro secolo, ma questa delle scuole barricate non è neppure una Milano da respirare: si sta chiusi dentro e le aree all’aperto sono solo uno squallido spettacolo da vetrata. Con l’assuefazio­ne e la rassegnazi­one che ormai ci ricoprono come spessa cotenna, guardiamo le foto pubblicate dal Corriere e magari ci sembrano pure normali. Per molti di noi, la scuola italiana è così: sbrecciata, scrostata, squinterna­ta. Irrecupera­bile. Infatti i più schifiltos­i risolvono il problema mandando i ragazzi all’estero. Ma non può essere. Non lo possiamo accettare. È risaputo: gli istituti con i cortili off-limits subiscono malinconic­amente il satanico intreccio delle competenze nebulose e dei bilanci rachitici. Eppure c’è un limite. La prima cosa da fare, è impedirci di subire tranquilla­mente quello sfacelo. Per una nuova Italia, fondata davvero su una buona scuola, quei cortili devono riaprire. A qualunque costo. L’idea di rispetto comincia anche dai luoghi.

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