Preso «Lucianino» ultimo re delle rapine
Mitra e quintali di droga. Beccalli tra i 24 arrestati dalla Finanza
Un’indagine della Guardia di finanza di Pavia ieri ha portato all’esecuzione di 24 arresti per la movimentazione di quintali di droga tra Italia e Spagna. Nell’elenco dei catturati il nome «eccellente» è quello di Lucianino Beccalli, l’ultimo grande rapinatore degli istituti di credito, venerato, rispettato ed emulato nel suo mondo, che è quello di Quarto Oggiaro. Lucianino è storia della malavita milanese, ma nell’ultimo periodo era meno guardingo. Le telefonate («Raga, noi siamo dei mafiosi») e i carichi di droga incastrano i criminali. In via Monte Bianco a Bollate il covo-bunker della banda.
Tre anni fa Lucianino Beccalli, un 51enne piccolo e minuto, l’ultimo «vero e grande» rapinatore milanese di banche — molto ma molto più di altri banditi spesso romanzati —, protagonista di adrenaliniche e drammatiche sfide con l’anti-rapine dei carabinieri e i vecchi sbirri di periferia, camminava in via Mambretti. Dal marsupio aveva estratto ritagli di giornale dove si faceva il suo nome perché a lui si erano ispirati, per diretta ammissione, due giovani balordi arrestati dopo assalti in banca. A Quarto Oggiaro, culla e amato punto di ritorno al termine delle stagioni in galera, Beccalli questo è: un uomo venerato ed emulato (almeno nelle intenzioni). Lucianino, e forse raramente c’è stata così sproporzione tra la fisicità e l’innata inclinazione, annunciata dallo sguardo di ghiaccio, a esser un capo indiscusso, aveva contestato gli articoli di giornale e ripetuto che lui aveva chiuso. Basta, stop. Proprio tre anni fa, il periodo di quell’incontro casuale in via Mambretti, iniziava l’indagine della Guardia di finanza di Pavia che ieri ha portato a 24 catture per la movimentazione di quintali di hashish e di etti di cocaina tra Spagna e Italia. Nell’elenco dei catturati il nome «eccellente» è quello di Beccalli.
Lucianino è storia della malavita; a modo suo è stato un «modello»: era maniacale e fantasioso nella preparazione degli agguati, professionale nell’esecuzione, lesto nel dileguarsi. Quest’ultima bella inchiesta, coordinata dal pm Maurizio Ascione, conferma certe tipicità di Beccalli ma lo mostra anche meno guardingo. Più sfacciato. Più stanco. Più vulnerabile. Lui come l’intera formazione di delinquenti
Indagine Un fermo immagine delle riprese effettuate dalla Guardia di Finanza in uno dei covi della banda di trafficanti di droga (Photo Masi)
che comandava (italiani e albanesi). Le telefonate intercettate cristallizzano la consapevolezza della potenza e la convinzione di impunità («Raga noi siamo dei mafiosi!”) che aveva delle fondamenta considerate granitiche. La carrozzeria di via Monte Bianco a Bollate, il covo, era stata trasformata in un bunker. La posizione geografica, in un punto appartato, era stata rafforzata da un ultra-tecnologico sistema di videosorveglianza. Gli spazi degli incontri all’interno erano studiati in relazione ai secondi utili a disposizione nel caso quelle telecamere riprendessero l’arrivo di ospiti indesiderati. Tutto era previsto. In pieno Lucianino-style, maniaco del «lavoro», del rispetto degli orari, dei risvegli («Domani si comincia alla sette»), di giornate intense («Finiamo alle otto»). E nessuno, beninteso, fiatava mai.
In questa inchiesta c’è una seconda figura forte. In città s’erano perse le tracce di Denis Sarro, 32 anni. Una sparizione che aveva allarmato magistrati esperti di mala. Abbiamo ritrovato Sarro ai vertici della cupola: curava l’invio della droga che Beccalli vendeva a Milano e anche, in virtù del gradimento della clientela per l’efficienza organizzativa e per la qualità del prodotto, fra Piemonte, Veneto e Puglia. Quasi c’era la coda, per rifornirsi. Del resto non c’erano intoppi. Hashish e coca erano nascoste in box e auto con una massiccia rotazione. Ma più crescevano carichi e fatturato, più si alzava il rischio d’impresa: l’invidia dei rivali, gli occhi delle forze dell’ordine... Un’abitudine di Beccalli era quella di esercitarsi all’uso delle armi. L’ordinanza si presta a digressioni (una 24enne si ispirava alla «donna Imma» della serie tv Gomorra), ma forse è cosa giusta concludere come abbiamo cominciato. Con Beccalli e la sua caduta, dalla «raffinatezza» delle rapine ai milioni facili della droga. E con una sua conversazione al cellulare: «Anche oggi preparo la Skorpion, metto il silenziatore, preparo la Uzi, metto il silenziatore... Gli ho detto: “Stai attento”. Torno e aspetto. Arriva ciccio e fa: “Tutto a posto”. “Cosa?”. “L’ho visto scendere dalla macchina e si è messo a piangere”. “Chi?”. “Quello di ieri sera”. “Ma uno schiaffo gliel’hai dato almeno?”. “No perché piange”. “Ascolta, sai cosa ti dico? Da oggi in poi i caz... tuoi sono i tuoi e io non mi metterò più in mezzo”». E con questa frase la telefonata finì.