I due comuni del Lodigiano Uniti ma separati in casa
Liti, minacce e cause legali: salta la fusione tra Casaletto e Caselle
Come due fidanzati che LODI marciano d’amore e d’accordo fino a quando uno dei due non tira fuori la parola «matrimonio». E a un passo dalle nozze si separano, lasciando dietro di sé liti, strascichi e minacce. Nel Lodigiano tiene banco il caso del Grifone, al secolo i Comuni confinanti di Casaletto Lodigiano e Caselle Lurani, che ad appena due anni dalla loro unione vivono già da separati in casa con il primo che ha appena deliberato in consiglio comunale la propria uscita dal «consorzio» a partire dall’1 gennaio 2019 e l’altro che minaccia di passare alle maniere forti in tribunale per obbligarlo a restare.
Due Comuni confinanti, simili in tutto (Caselle è appena sopra i 3 mila abitanti, Casaletto un passo sotto) e con strutture altrettanto gemelle: l’unione era stata sancita il 29 febbraio 2016 con una stretta di mano fra i due sindaci Davide Vighi (Caselle) e Giorgio Marazzina (Casaletto), una convenzione e il primo consiglio assoluto dei due enti uniti sotto il simbolo del Grifone; simbolo scelto, raccontano i due sindaci, perché univa l’aquila e il leone che campeggia sui rispettivi gonfaloni. «Per il Lodigiano è la prima unione in assoluto fra Comuni che interessi la totalità dei servizi e delle funzioni al cittadino, dipendenti compresi», ricorda Vighi. In due anni, tanti progetti insieme: l’unione delle protezioni civili, la sfilata a braccetto in fascia tricolore per sostenere l’oste di Casaletto che aveva ucciso per legittima difesa un ladro romeno, la benedizione dell’assessore regionale Bordonali su una rete di videorveglianza unica per i due paesi, perfino un viaggio nel maceratese per gemellarsi con un paese terremotato. Un’unione di servizi, settori e funzioni, ma non ancora fusione vera e propria in un nuovo municipio unico. Proposta che Casaletto ha in effetti avanzato alla fine del 2017, ma che si è arenata di fronte alle perplessità del paese gemello, che preferisce il modello unionista. «Peccato: ci avrebbe regalato sette milioni di euro in dieci anni, una manna per un centro con 6 mila abitanti totali», rimarca Marazzina.
Esattamente due anni dopo la sua costituzione, anche l’Unione del Grifone è alla deriva: l’8 marzo il consiglio comunale di Casaletto ha votato per lo scioglimento. La motivazione di Marazzina è che «è venuta a mancare la fiducia». Vighi non l’ha presa bene e ha fatto sapere che impugnerà la delibera di scioglimento di Casaletto davanti al Tar. E che la rottura anticipata dell’accordo (la legge regionale fissa il limite in dieci anni) potrebbe comportare sanzioni da parte della Corte dei Conti.
Le motivazioni sono diverse stando alle versioni fornite dai due sindaci. Quello di Casaletto imputa al vicino di aver rallentato il processo di unificazione dei servizi («Opponendosi senza informarci, ad esempio, al segretario comunale unico»); quello di Caselle cita la legge regionale sull’Unione dei Comuni Lombardi e i benefici economici ottenuti finora, a bilancio 200 mila euro in due anni. Tra i casellini circola pure il sospetto
La «convivenza» Dal 2016 tanti progetti insieme. Ora la rottura del consorzio entro il 1° gennaio 2019
che Marazzina spingesse sulla fusione per potersi candidare ancora a sindaco, stavolta di un ipotetico nuovo Comune Casaletto-Caselle, dato che il vincolo sui mandati gli impedirebbe di farlo nel suo paese di residenza: «Sciocchezze», taglia corto lui che afferma anche di aver provato «a concordare una via di uscita con Vighi», ma di essersi trovato di fronte a una porta chiusa («Prima lo vedevo più di mia moglie, ora mi risponde solo per email e messaggi»). Vighi risponde che al Grifone lui crede ancora fermamente e non intende rinunciare: «Per noi rimane la scelta ottimale in materia di organizzazione dei servizi e ci sono vincoli precisi di legge da rispettare». Insomma una telenovela. Destinata a risolversi in tribunale.