OSPEDALI AD ALTO LIVELLO MA TEMPI D’ATTESA ESAGERATI
Caro Schiavi, ieri sono andato a prenotare al Cup di Luino (Varese) un’ecografia per una sospetta ernia inguinale. Prima data? Ottobre. Sbaglio o delle condizioni in cui verte la Sanità si è parlato poco in campagna elettorale? Andrea Zanello
Mia moglie ha avuto gravi problemi e ha dovuto sottoporsi ad un complesso intervento chirurgico. Dopo aver consultato alcuni ospedali, ci siamo affidati alle cure del Dipartimento di Chirurgia-Urologia del Policlinico. Struttura pubblica davvero eccellente. Tommaso Rongone
La tanto decantata sanità milanese e lombarda mi ha spinto a fare reclami a destra e a manca. Sono andato all’Istituto Gaetano Pini per prenotare una visita fisiatrica e mi davano appuntamento dopo 4 mesi. Al Galeazzi me lo hanno fissato a pochi giorni di distanza. Poi sono tornato al Pini per gli ultrasuoni ma non hanno accettato la prescrizione dell’altro ospedale. Così sono andato a pagamento al Centro diagnostico di viale Monza. Richiesta di spiegazioni e risposta dei dipendenti: non sappiamo cosa dire… Marco Cavallo
Ho tre richieste per visite oculistiche urgenti. I tempi: giugno al San Gerardo di Monza e settembre a Niguarda. Queste le prime possibilità. Anna Maria Bruscolini
Cari lettori,
un’inchiesta di Simona Ravizza sul Corriere ha reso evidenti le disfunzioni di un sistema sanitario che oscilla tra tempi d’attesa esagerati e prestazioni di alto livello. Non c’è equilibrio e le mail di protesta o apprezzamento lo dimostrano. Aumenta, dice il Censis, la spesa sanitaria privata e cresce chi rinuncia alle cure, perché non se le può permettere. C’è poi l’affanno del settore pubblico, ingigantito da una burocrazia esagerata mentre diminuiscono medici e infermieri: per ridurre l’attesa bisognerebbe lavorare di più, assumere personale, avere spazi per più pazienti, non chiudere le sale operatorie al pomeriggio. Alzare il budget invece di tagliarlo. Bisognerebbe poi che i medici non facessero concorrenza all’ospedale che li paga, ma anche che i medici avessero stipendi adeguati. Se n’è parlato poco in campagna elettorale, forse. La Lombardia è un’eccezione. Ma gli effetti del voto sono anche il segnale di sofferenza di milioni di cittadini.