Navigli, nel 2022 la riapertura Via al confronto
Ad aprile via al dibattito pubblico. Appello alla Regione
Il sindaco Giuseppe Sala presenta la road map per la riapertura dei Navigli. Nel 2020 il via ai cantieri, altri due anni per consegnare ai milanesi i primi cinque tratti riaperti. Tramontata l’ipotesi di un referendum, entro tre settimane verrà lanciato il dibattito pubblico. Perché Palazzo Marino vuole che l’operazione Navigli parta ma con il consenso dei milanesi.
Nel 2020 il via ai cantieri, altri due anni per consegnare ai milanesi i primi cinque tratti di Naviglio riaperti. È la tabella di marcia realisticamente possibile secondo il sindaco Beppe Sala. Tramontato il referendum — il ministero degli Interni non ha accolto la richiesta del Comune di indirlo insieme alle politiche —, entro tre settimane avrà inizio il dibattito pubblico. Il sindaco vuole che l’operazione Navigli parta ma con il consenso dei milanesi. Non solo. Anche se nel bilancio triennale sono stati destinati i fondi — 150 milioni — necessari per la prima fase dei lavori (la canalizzazione delle acque della Martesana, separate dal Seveso, ad alimentare Naviglio, Darsena e poi dirottate nella Vettabbia), l’obiettivo è «trovare una forma per mettere insieme Comune e Regione».
Sala conta sul sostegno del governatore Attilio Fontana, con il quale ieri ha parlato prima di intervenire alla presentazione del volume «I nuovi navigli milanesi. Storia per il futuro» (Maggioli editore), curato da Antonello Boatti e Marco Prusicki, all’Urban center. «Fontana personalmente è favorevole, però deve ancora fare una giunta», ha precisato il sindaco senza escludere altre possibilità» per recuperare fondi come il coinvolgimento dei privati.
Il dibattito pubblico, di fatto, è già cominciato. All’Urban center ci sono urbanisti e architetti. Come Paolo Mazzoleni, presidente dell’ordine degli architetti, che spiega: «È un grande investimento sullo spazio pubblico della città». E Gianfranco Pertot, professore di restauro architettonico urbano: «Le acque sono un patrimonio identitario della città». Claudia Sorlini, vicepresidente del Touring Club, parla di un «progetto democratico che fa dialogare centro e periferia». Non è un’operazione nostalgica. È chiaro anche ai comici Antonio Cornacchione, Enrico Bertolino e Giovanni Storti che si schierano sul fronte del sì, con divertenti sketch.
Il volume sui Navigli racconta in modo dettagliato il cantiere che verrà. Con rendering, mappe, analisi tecniche ed economiche. Ma c’è un interesse per quest’opera che va oltre i confini cittadini. Boatti è stato chiamato ad illustrare il progetto all’università Hosei di Tokyo dal professor Hidenobu Jinnai. «Anche lì avevano canali che hanno distrutto per costruire strade sopraelevate», spiega il professore.
A confermare un clima politico favorevole sul tema si aggiunge la proposta del leghista Fabrizio Cecchetti, vicepresidente del Consiglio regionale uscente e neoparlamentare: «Si attivi subito un tavolo tra Comune e Regione per un accordo di programma che punti alla riapertura dei Navigli e alla navigabilità in tutta la Lombardia». L’opera, se realizzata, porterà «un beneficio enorme che non possiamo lasciarci sfuggire».