Le medaglie azzurre risvegliano i circoli Manca il ghiaccio alla città che pattina
Più tesserati. Soffre l’hockey, resiste il curling
Le medaglie più belle dell’Olimpiade di Pyeongchang, tre ori al femminile spolverati di rimmel e lucidalabbra, sono state vinte in Lombardia: a 51 km (Sofia Goggia nella discesa libera e Michela Moioli nello snowboard cross, entrambe di Bergamo) e 136 km (Arianna Fontana, dominatrice dello short track, nata a Sondrio) da Piazza del Duomo. Questo non fa dei milanesi un popolo di uomini/ donne delle nevi, però forse aiuta a capire l’entusiasmo con cui la città si è tuffata nel sogno dei Cinque Cerchi, sullo slancio di una congenita attrazione verso le Alpi. «Le montagne preferite di chi vive a Milano? Bormio, Tonale e Madesimo». Armando Calvetti, presidente della Fisi (Federazione italiana sport invernali, presidente l’emiliano Flavio Roda) provinciale, non ha dubbi: «La città ha una fortissima predisposizione per sci alpino e fondo, ma quasi tutte le discipline della Fisi sono radicate sul territorio». Certo dall’epopea di Alberto Tomba i numeri sono scesi: 2.500 tesserati spalmati su 37 sci club tra Milano e provincia, impegnati in attività promozionale e agonismo, non sono un reggimento pronto a scendere in piazza per avere l’Olimpiade 2026, però il trend è in crescita («Con le belle nevicate di quest’inverno in montagna c’è
Calvetti La città ha una forte predisposizione per lo sci alpino e il fondo, ma quasi tutte le discipline Fisi sono radicate sul territorio
stato un incremento: Andalo più 40%, Tonale più 25-30%» spiega Calvetti) e si spera che l’effetto-Goggia («Sa quanti ho sentito dire che la stagione prossima vogliono sciare con gli sci di Sofia?»), unito all’influsso positivo della Moioli sulla generazione X di adolescenti snowboarder, giochino il loro ruolo. «Ci aspettiamo un aumento dei tesseramenti almeno del 20%». Non solo tennis, nuoto, calcetto, basket, volley, sfacchinate in palestra e padel, l’ultima moda, insomma. Persino quel biathlon radicatissimo in Alto Adige, che in Corea ha vinto due bronzi, in città ha qualche estimatore. «Come comitato, a Milano abbiamo comprato una carabina per farla provare ai curiosi: oggi due ragazzini brianzoli fanno biathlon tra Isolaccia, in Valtellina, e Schilpario, nella bergamasca». Più difficile la vita del bob, rimasto senza piste. Ma il ghiaccio (soprav)vive in città grazie al pattinaggio, che ha 820 agonisti — i migliori, da Matteo Rizzo a Valentina Marchei alla 16enne meneghina Elisabetta Leccardi impegnati da oggi nel Mondiale; il ritiro della veterana azzurra Carolina Kostner, 31 anni, renderà la vita più difficile a tutto il movimento —, distribuiti in 8 società concentrate su Forum, Agorà e Palasesto. «La chiusura del palazzo storico di via Piranesi, cui erano appoggiati vari club, non ha aiutato né patinoir né hockey — sottolinea Edoardo Ranzoni, memoria storica della Fisg, la Federazione italiana sport del ghiaccio presieduta dal veneto Andrea Gios —, chissà che proprio l’Olimpiade non riesca a far tornare voglia di pattinare ai milanesi». Se lo short track di Arianna Fontana (oltre all’oro, anche argento e bronzo a Pyeongchang) ha il suo epicentro in Valtellina e la pista lunga (bel bronzo di Nicola Tumolero in Corea) in Trentino a Baselga di Pinè, la mancanza di impianti e il costo della disciplina hanno penalizzato oltremisura l’hockey, appena 263 tesserati di 7 società tra Milano e provincia, sport di grande tradizione: «Dopo il boom della Polisportiva Mediolanum negli Anni 90 (nel ‘94 il Forum ospitò le finali del Mondiale ndr) — ricorda Ranzoni —, si è spento nonostante la presenza dell’Hockey Milano all’Agorà e dei Diavoli al Palasesto».
Spiccano i 12 giocatori di curling di Sesto San Giovanni, cresciuti sull’onda della popolarità di pietre e scope ai Giochi di Torino 2006 e poi persisi per strada. Briciole di ghiaccio, messe spalle al muro dalla verità che Ranzoni riassume così: «L’Italia è verticale ma i nostri sport sono orizzontali, vanno dalla Valle d’Aosta al Friuli. I numeri, che ci piaccia o no, sono questi».
Ranzoni La chiusura del palazzo storico di via Piranesi non ha aiutato Chissà che l’Olimpiade faccia tornare la voglia di pattinare