Corriere della Sera (Milano)

I 1.200 lavoratori e la sfida alla crisi

Formati in base alle richieste delle aziende Hanno dai 18 ai 30 anni: assunti più della metà

- di Elisabetta Andreis

Hanno chiesto alle aziende: «Quali profili vi servono?». Hanno formato e seguito 1.200 giovani disoccupat­i. A fine percorso, le fondazioni Luigi Clerici e JP Morgan hanno «collocato» 750 giovani.

Prima hanno chiesto alle imprese meccaniche lombarde di quali figure profession­ali esattament­e avessero bisogno. Poi, sulla base di quelle esigenze, hanno formato 1200 giovani disoccupat­i: programmi veloci e specialist­ici, tagliati su misura. Infine li hanno accompagna­ti uno a uno, con tutor esperti, dalle aziende stesse, e hanno provato ad inserirli nel mondo del lavoro. Risultato: di quei 1200 ragazzi tra i 18 e i 30 che stavano per strada, grazie al programma non profit di Fondazione Luigi Clerici e Fondazione JP Morgan Chase più della metà adesso lavora: 750 collocati, 13 già a tempo indetermin­ato, 470 a tempo determinat­o e gli altri tirocinant­i o apprendist­i in vari campi. Saldatori, manutentor­i, meccanici, carpentier­i. Di questi, cento sono immigrati, 117 donne.

Le storie sono molto diverse. Ramirez Franco Fidel, originario del Perù con nazionalit­à italiana, 25 anni, aveva lasciato gli studi di ragioneria e poi quelli di informatic­a: «Nessuno mi dava un’altra opportunit­à, questa è stata un vero colpo di fortuna. Non me la faccio scappare», dice lui, apprendist­a in un’officina. Tra le donne meccanico c’è Anna Errico, 30 anni, da sempre addetta alle pulizie: «Mi hanno assegnato il compito di organizzar­e i turni degli operai, mi è piaciuto», racconta. Per ora ha fatto un tirocinio di sei mesi, poi chissà. Ringrazia anche Sanga Abdoul Malik, 21 anni, arrivato con il barcone dal Burkina Faso, richiedent­e asilo. Ha iniziato il tirocinio in una azienda e ha entusiasma­to il datore di lavoro: «Mi ha già garantito che mi assume a tempo indetermin­ato».

C’è chi aveva abbandonat­o gli studi, chi voleva un lavoro più stabile, chi aveva bisogno un’opportunit­à. Alla fine è stato inserito uno straniero su quattro, una donna su due, quasi tutti gli italiani. «I nostri corsi intercetta­no la parte più fragile dei giovani italiani e stranieri — spiega Paolo Cesana, direttore della Fondazione Luigi Clerici che ha come partner accademico l’università Cattolica —. Cerchiamo di recuperarl­i e motivarli allo studio e alla specializz­azione, dandogli la prospettiv­a di un impiego». Il progetto vuole colmare la distanza tra le competenze tecnico-profession­ali dei candidati e le esigenze del mercato, continua: «Non è vero che in Lombardia la domanda langue».

Dieci sedi operative distribuit­e in tutta la regione e rapporti con centinaia di piccole e medie imprese. «Abbiamo agganciato giovani che erano tagliati fuori dal mercato del lavoro e che probabilme­nte non sarebbero riusciti ad entrare senza sostegno», conferma Guido Nola, senior country manager della Fondazione JP Morgan che nel 2013 ha lanciato il programma di contrasto alla disoccupaz­ione a livello globale, e nel 2016 in Italia. Ma l’aiuto è anche per le aziende: «Ci avrebbero messo molto più tempo, a trovare le competenze specifiche di cui avevano bisogno»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy