I 1.200 lavoratori e la sfida alla crisi
Formati in base alle richieste delle aziende Hanno dai 18 ai 30 anni: assunti più della metà
Hanno chiesto alle aziende: «Quali profili vi servono?». Hanno formato e seguito 1.200 giovani disoccupati. A fine percorso, le fondazioni Luigi Clerici e JP Morgan hanno «collocato» 750 giovani.
Prima hanno chiesto alle imprese meccaniche lombarde di quali figure professionali esattamente avessero bisogno. Poi, sulla base di quelle esigenze, hanno formato 1200 giovani disoccupati: programmi veloci e specialistici, tagliati su misura. Infine li hanno accompagnati uno a uno, con tutor esperti, dalle aziende stesse, e hanno provato ad inserirli nel mondo del lavoro. Risultato: di quei 1200 ragazzi tra i 18 e i 30 che stavano per strada, grazie al programma non profit di Fondazione Luigi Clerici e Fondazione JP Morgan Chase più della metà adesso lavora: 750 collocati, 13 già a tempo indeterminato, 470 a tempo determinato e gli altri tirocinanti o apprendisti in vari campi. Saldatori, manutentori, meccanici, carpentieri. Di questi, cento sono immigrati, 117 donne.
Le storie sono molto diverse. Ramirez Franco Fidel, originario del Perù con nazionalità italiana, 25 anni, aveva lasciato gli studi di ragioneria e poi quelli di informatica: «Nessuno mi dava un’altra opportunità, questa è stata un vero colpo di fortuna. Non me la faccio scappare», dice lui, apprendista in un’officina. Tra le donne meccanico c’è Anna Errico, 30 anni, da sempre addetta alle pulizie: «Mi hanno assegnato il compito di organizzare i turni degli operai, mi è piaciuto», racconta. Per ora ha fatto un tirocinio di sei mesi, poi chissà. Ringrazia anche Sanga Abdoul Malik, 21 anni, arrivato con il barcone dal Burkina Faso, richiedente asilo. Ha iniziato il tirocinio in una azienda e ha entusiasmato il datore di lavoro: «Mi ha già garantito che mi assume a tempo indeterminato».
C’è chi aveva abbandonato gli studi, chi voleva un lavoro più stabile, chi aveva bisogno un’opportunità. Alla fine è stato inserito uno straniero su quattro, una donna su due, quasi tutti gli italiani. «I nostri corsi intercettano la parte più fragile dei giovani italiani e stranieri — spiega Paolo Cesana, direttore della Fondazione Luigi Clerici che ha come partner accademico l’università Cattolica —. Cerchiamo di recuperarli e motivarli allo studio e alla specializzazione, dandogli la prospettiva di un impiego». Il progetto vuole colmare la distanza tra le competenze tecnico-professionali dei candidati e le esigenze del mercato, continua: «Non è vero che in Lombardia la domanda langue».
Dieci sedi operative distribuite in tutta la regione e rapporti con centinaia di piccole e medie imprese. «Abbiamo agganciato giovani che erano tagliati fuori dal mercato del lavoro e che probabilmente non sarebbero riusciti ad entrare senza sostegno», conferma Guido Nola, senior country manager della Fondazione JP Morgan che nel 2013 ha lanciato il programma di contrasto alla disoccupazione a livello globale, e nel 2016 in Italia. Ma l’aiuto è anche per le aziende: «Ci avrebbero messo molto più tempo, a trovare le competenze specifiche di cui avevano bisogno»