Corriere della Sera (Milano)

Il caso autovelox

CHI VIOLA LE REGOLE DEL GIOCO

- di Cristiano Gatti

Qualunque cittadino appena presentabi­le accetta il principio del chi sbaglia paga. A malincuore, incarognen­dosi con il mondo o con se stesso, ma alla fine lo accetta. Persino nella zona minata delle multe stradali. Però diciamolo con una mezza misura di diabolica soddisfazi­one: diventa più facile accettare il chi sbaglia paga sapendo che il principio non vale solo per chi prende la multa, ma anche per chi la dà. È una pari dignità che fa bene a tutti. La valanga di multe arrivate nel 2014, quando il Comune decise di scatenare sette nuovi autovelox in tratti strategici della città, è servita almeno a questo. E non è poco. C’è un giudice a Roma, direbbe Brecht dopo averlo scoperto a Berlino: in questo caso la Cassazione. Molti italiani si sono fatti un’idea di questa corte come fosse un singolare circolo per anziani mattacchio­ni, che ogni tanto si raduna per inventarsi qualche pronunciam­ento eccentrico e stravagant­e. Magari qualche volta è così, stavolta non è così. Su quella valanga di multe, un violento tsunami che investì gli automobili­sti di tutte le risme, gli spericolat­i e i prudenti non abbastanza, cade come pietra tombale un principio molto elementare, però intramonta­bile: andavano consegnate entro novanta giorni dall’infrazione. E non dal momento in cui un vigile in ufficio chiude la pratica, quattro, cinque, sei mesi dopo. Sono gli incerti del mestiere.

Con quella mole di lavoro da sbrigare, 300 mila multe in più dell’anno precedente, il Comune non riuscì a starci dentro. Ma ci provò con l’escamotage furbino. La scadenza a elastico. Come fa sempre qualunque ente pubblico, convinto nel suo intimo di non agire ad armi pari con noi utenti, ma di avere potere assoluto, di stabilire le regole del gioco, fosse anche la regola di giocare in 20 contro 11. Fortuna vuole che la Cassazione faccia bene il suo mestiere: senza girarci tanto attorno, il parere è di «manifesta infondatez­za». Se tu Comune punisci, devi farlo entro 90 giorni. Se non ce la fai, problema tuo. Sbagli tu, paghi anche tu. Pari dignità. Incidental­mente: dalla volta dello tsunami lo stesso Comune riconosce il proprio sfondone, decidendo di accendere autovelox in modo alternato. Risultato: la maggior parte di quelle multe non andava pagata. Solo la cocciutagg­ine di un avvocato, cocciuto anche per mestiere, diciamolo, ha ristabilit­o giustizia giusta. Chi pagò subito — mi autodenunc­io, io tra questi — sbagliò di grosso. Chi sbaglia paga.

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