Sassate al treno-pendolari
Due sentenze non frenano gli ausiliari Atm
Lancio di sassi contro il treno Milano-Chiasso carico di pendolari, l’altro ieri sera, poco prima delle sette. Una pietra ha infranto il vetro di una porta, con i frammenti che hanno colpito una ragazza, senza gravi conseguenze.
I cinque verbali Ci sono strisce bianche e cartelli di posteggio eloquenti, è evidente l’assenza di infrazioni Ci sentiamo vessati
La storia è quella di una lavoratrice, al secolo Anna Maria Moroni, 55 anni, che ogni giorno arriva in città da San Colombano al Lambro, hinterland Sud di Milano. Da consumata pendolare ben conosce strade e percorsi per raggiungere il suo ufficio in Sant’Ambrogio in meno di un’ora. E negli anni ha anche trovato il luogo ideale dove lasciare l’auto senza dover pagare il ticket di Area C per poi proseguire a piedi o con i mezzi pubblici: le strisce bianche (ergo gratuite) disegnate sul marciapiedi di via Castelbarco, tra viale Tibaldi e l’università Bocconi, lungo la muratura Ovest dell’ex Centrale del latte. Dove, a scanso di equivoci, c’è pure una grande lettera «P» bianca in campo blu.
Peccato che per gli ausiliari della sosta (impiegati Atm nella gestione delle contravvenzioni) le strisce bianche non siano sufficienti per delimitare il perimetro di una sosta regolare. Né tantomeno il cartello sovrastante, per la precisioni all’altezza del palo della luce «numero 35». Segnaletica che non sembra valere neppure per chi l’ha posta, vale a dire il Comune, che continua a costituirsi in giudizio nonostante ci siano già due sentenze che inchiodano al rimborso di multa e spese legali (43 euro). Trattasi di «posteggio libero». Recita la prima sentenza del 5 gennaio: «Il ricorso è fondato e va accolto». Aggiunge la seconda del 26 febbraio: «...si rileva come la segnaletica orizzontale e verticale (...) consentisse la sosta del veicolo». Fino a oggi, quindi, un «semplice posteggio regolare» è valso alla signora Moroni ben cinque contravvenzioni per «sosta sul marciapiede», con una sanzione di 59 euro se pagata entro cinque giorni dall’accertamento e di 99 entro 60 giorni dalla notifica. Complice il figlio Davide Cucciati, 31 anni, che collabora con l’avvocato Alessia Tosi dello studio legale Gbt, i verbali sono stati tutti impugnati. Uno dopo l’altro. L’ultimo la settimana scorsa. «Perché dovremmo pagare una sosta assolutamente regolare?» si chiedono i due familiari.
Il problema è che, anche in presenza di due sentenze contrarie, la linea del Comune non è mai cambiata, come incapace di accettare l’eloquenza documentale di strisce bianche e cartelli di posteggio, a cui si è invece replicato a suon di carte bollate senza neppure una verifica sul posto (Palazzo Marino ha presentato solo screenshot da Google maps, peraltro datati e mal direzionati). «Nel costituirsi in giudizio — spiega Cucciati — il Comune allega una documentazione fotografica errata, poiché sostiene che lì non si possa posteggiare e che la segnaletica faccia riferimento a cartelli di pagamento posti sull’altro lato della strada. Sembra quasi che non abbiano neppure fatto un semplice sopralluogo» aggiunge il giovane giurista milanese. Che conclude suggerendo: «Anche se il cartello verticale è chiarissimo, per facilitare il compito degli ausiliari che hanno sanzionato mia madre sarebbe una buona cosa che il Comune intervenisse almeno per ridipingere le strisce bianche, ancora visibili ma assai rovinate dal tempo».