Stretta antidroga a scuola Call center e più controlli
Pariniani in gita con la marijuana: il preside incontra i genitori
«Includere, educare, rafforzare i controlli». Di fronte al caso dei due studenti del liceo Parini trovati con marijuana durante la gita scolastica a Roma (e conseguente arrivo delle forze dell’ordine nell’hotel dove erano ospitate le classi), il preside Giuseppe Soddu procede con estrema cautela. Ieri ha letto la relazione dei professori che accompagnavano i ragazzi nel viaggio d’istruzione e convocato i genitori dei due studenti. Parlando con i collaboratori ha sottolineato che «compito della scuola è formare, non reprimere», ma l’episodio non è da sottovalutare e prossimamente ne parlerà anche con gli altri alunni delle classi e le loro famiglie.
Tutte le scuole, nessuna esclusa, sono alle prese con la diffusione di sostanze stupefacenti. «Al momento i più esposti sono i ragazzi del secondo e terzo anno», osserva Emilia Ametrano, dirigente dell’artistico Brera, che ha installato telecamere in giardino («funzionano da deterrente») e periodicamente chiede ispezioni con i cani antidroga nelle classi, controllate a campione. Il monitoraggio deve essere più attento, serve una cabina di regia: a breve diventerà operativo a Milano il protocollo firmato da Ufficio scolastico regionale, Ats e Prefettura che prevede tra l’altro numeri telefonici dedicati con persone di riferimento per le scuole presso carabinieri, guardia di finanza, Questura e polizia locale.
«I dirigenti e i professori che risolvono gli episodi “scomodi” internamente o solo con le famiglie, senza informare le forze dell’ordine, perdono un’occasione. La segnalazione alle autorità da sola non è sufficiente, ma necessaria: aiuta a creare l’allerta intorno a un problema ancora sottovalutato — afferma Corrado Celata, responsabile Prevenzione e dipendenze presso l’Ats, e tra i promotori del protocollo —. Procura e polizia devono essere visti dalla scuola come alleati e non come ‘castigatori’ esterni al sistema». Finora gli episodi sono tenuti sottotraccia, continua Celata, «per preservare la “buona reputazione” dell’istituto o per una sorta di compiacenza verso le famiglie». Niente di più sbagliato. Bisogna parlarne: bene, e il più possibile, «anche all’interno di programmi preventivi». Nelle scuole, ogni dirigente cerca la migliore strategia. All’Agnesi si evitano le gite d’istruzione con pernottamento delle classi in albergo: «Collochiamo i ragazzi in famiglia, massimo due per casa, in modo da ridurre il rischio», spiega il preside Giuseppe Vincolo. Al Cremona-Zappa si punta sull’educazione tra pari: «I ragazzi più grandi, formati da operatori dell’Ats, responsabilizzano quelli dei primi anni, smantellano la credenza che le droghe leggere non facciano male — racconta la preside Bruna Baggio —. Questo intervento è efficace, mentre gli adulti sono sentiti lontani come linguaggio, giudizio ed esperienze». Non è raro poi che i ragazzi arrivino a scuola già intontiti: fumano spinelli o sigarette elettroniche con additivi chimici, e poi entrano in classe. Non a caso Milena Mammani del classico Manzoni ha chiesto il supporto delle forze dell’ordine per vigilare sui ragazzi anche all’entrata e all’uscita.
Strategie
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