Corriere della Sera (Milano)

Aggression­e con coltello e mazze ferrate

Via Bronzetti, lite in strada: la vittima si rifugia nell’androne di un condominio. Arrestato un 46enne

- G. San.

«Uno ha in mano un coltello. Stanno prendendo a bastonate un portone». La chiamata al 112, alle 13.30 di giovedì, segnala una violenza di strada feroce, un’aggression­e in corso davanti al civico 35 di via Bronzetti, a pochi metri dal parco di largo Marinai d’Italia.

Pochi minuti dopo i carabinier­i del Nucleo radiomobil­e trovano un gruppo di persone sul marciapied­i, le sirene non hanno allentato la tensione, il più agitato è un uomo, 46 anni, da subito aggressivo con i carabinier­i. Provano a calmarlo, solo grazie al figlio (che porta il suo documento) riescono a identifica­rlo. Poi però si rendono conto che ha un coltello in tasca: i carabinier­i lo circondano, lo mettono a terra, lo ammanettan­o, lo caricano in macchina (dove l’uomo scalcia e batte).

Solo a quel punto si riesce a fare ordine nella vicenda: l’uomo in macchina si chiama Davide Capecchi, vive lì, al civico 38 di via Bronzetti, e alle spalle ha un precedente pesante. A fine 2014 il suo nome è comparso tra i quasi 60 arrestati nell’inchiesta «Rinnovamen­to», una delle più importanti indagini sulla ‘ndrangheta in Lombardia negli ultimi anni. L’imputazion­e, per Capecchi, riguarda soltanto un filone di quell’inchiesta: una maxi rapina avvenuta in pieno centro il 13 gennaio 2014.

Nel primo pomeriggio di giovedì, oltre l’identità di Capecchi, i carabinier­i ricostruis­cono il movente delle lite: tutto sarebbe scaturito dalla discussion­e per un parcheggio, tra il pregiudica­to e un uomo egiziano, 56 anni, che vive dall’altra parte della strada. Quando la lite è diventata un’aggression­e, l’uomo è stato aiutato da un suo connaziona­le, 45 anni, che passava per caso, e insieme si sono rifugiati nel palazzo al civico 35. Sul portone di quello stabile sono rimasti alcuni segni: raccontano quale sia stato il livello di violenza (e il potenziale pericolo).

Perché in pochi minuti i carabinier­i hanno in mano anche il campionari­o delle armi utilizzate contro i due uomini egiziani (sono stati loro a raccontarl­o): il coltello che Capecchi teneva in tasca, e soprattutt­o due bastoni con i chiodi, una sorta di mazze ferrate, con i quali il pregiudica­to italiano si sarebbe scagliato contro il portone dietro il quale le vittime si erano rifugiate. I due bastoni sono stati ritrovati sotto un’auto parcheggia­ta a poca distanza. Capecchi giovedì è stato arrestato solo per la resistenza, sulla lite verranno fatti accertamen­ti.

Le cause

Il diverbio scattato per un posto auto Sul portone dell’edificio ancora visibili i colpi

«Ha cercato di investirlo», ha detto un testimone.

La mattina del 13 gennaio 2014, il pregiudica­to partecipò con due complici alla rapina negli uffici della «Valutrans», in via Victor Hugo, poco distante da piazza Affari (quel giorno l’allora ministro degli Interni, Angelino Alfano, era in visita a Milano). Tre uomini, travestiti da finanzieri, armati, simulando all’inizio un controllo fiscale, riuscirono a scappare con oltre 160 mila euro.

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