Ma le onlus: noi siamo pronti e competenti
«Lo faccio da 27 anni, ho accumulato esperienza a sufficienza». Stefano Arcaini è un soccorritore veterano di InterVol. E sulla «guerra delle ambulanze» chiede una regolamentazione, soprattutto per il trasporto ospedaliero: «Tra le croci “private” c’è di tutto. La richiesta al momento del rinnovo delle convenzioni è di maggior trasparenza».
A Milano la maggior parte dei trasporti ospedalieri è già in mano alle associazioni. Un servizio che la sanità pubblica non riesce a gestire in proprio e affida di conseguenza a esterni. Tra le onlus che si fanno carico dei malati c’è Intervol, sigla per Intervento volontario. Nata nel 1976 a Cesano Boscone e poi trasferitasi a Milano, collabora con l’ospedale San Paolo. Almeno finché la maxi gara indetta da Arca ridefinirà i confini del settore. Ogni giorno arrivano al centralino le richieste di «passaggi» ai malati, che vengono smistate secondo la disponibilità e gli incastri con gli altri servizi previsti. Vale a dire il trasporto privato a pagamento e le ambulanze per le emergenze. «Siamo 120 volontari e una ventina di dipendenti — racconta Stefano Arcaini, consigliere dell’associazione con sede in via Gonin —. Per il San Paolo lavorano soprattutto gli stipendiati. I trasferimenti dei pazienti da una struttura all’altra di norma sono programmati durante la giornata, quando i volontari scarseggiano». Questi ultimi invece si dedicano di preferenza al 118, con tre mezzi che garantiscono disponibilità rispettivamente per 24, 12 e 6 ore al giorno. Le due anime di Intervol condividono il percorso di formazione. Lezioni teoriche e pratiche per 120 ore a cui segue un esame regionale per la certificazione. Ogni due anni va poi rinnovata l’abilitazione all’uso del defibrillatore. «Molti dei lavoratori sono ex volontari che a un certo punto scelgono di trasformare in professione questo servizio — spiega Arcaini —. Entrambe le categorie sono motivate, tutto dipende dallo spirito con cui è gestita l’associazione». Cambiano gli orari in cui si indossa la divisa e si assistono i pazienti. Full time o part time per i dipendenti (che costano di più rispetto ai colleghi delle coop per differenze di contratto), un turno alla settimana per chi si mette in gioco gratuitamente. «Sono in servizio il martedì sera, dalle 18.30 alle 6 del mattino successivo. Lo faccio da 27 anni, ho accumulato esperienza a sufficienza. La stanchezza del giorno dopo? Mi chiedo tutti i mercoledì chi me lo fa fare. E mi rispondo: la voglia di rendermi utile per gli altri». Rispetto alla «guerra delle ambulanze» l’opinione diffusa è che serva una regolamentazione, soprattutto per il trasporto ospedaliero. «Tra le croci “private” c’è di tutto. Ora la richiesta al momento del rinnovo delle convenzioni è di maggior trasparenza sia per le onlus sia per le coop, soprattutto nella gestione del personale a libro paga. È una questione che si sta affrontando ora».