Grande Lecco, c’è il piano operativo «Venti milioni per le infrastrutture»
Il dossier per la fusione di 13 Comuni confinanti: contributi statali e grandi opere
LECCO Una città di centomila abitanti, capace di offrire ai suoi cittadini i servizi di una metropoli e di competere con gli altri capoluoghi, potendo vantare un maggiore peso specifico e scongiurando il rischio di essere messa ai margini. È il sogno della «Grande Lecco», cullato a lungo da alcuni amministratori e ora diventato un manuale operativo grazie alla lista civica che per prima ha lanciato l’iniziativa.
«Appello» all’unità «Un’opportunità reale e concreta per ridisegnare il capoluogo spesso messo in ombra dalle vicine Como, Bergamo e Monza — spiega Corrado Valsecchi, fondatore di Appello per Lecco e assessore a Palazzo Bovara —. Non dimentichiamo che la nostra città è nata alla fine dell’Ottocento grazie all’accorpamento degli attuali rioni di Belledo, Chiuso, Maggianico. La realtà ci dice che si va sempre più verso l’aggregazione dei Comuni e dobbiamo muoverci prima che le scelte ci vengano imposte dall’alto, così da poter essere artefici del cambiamento». I vantaggi, prosegue Valsecchi, sarebbero enormi, soprattutto quelli di natura economica. «Come previsto dalla legge di bilancio, lo Stato per incentivare i procedimenti di fusione concede un contributo che per noi ammonterebbe a circa 20 milioni di euro in dieci anni». La semplice unione con Morterone, paesino che conta 38 residenti, «consentirebbe di usufruire di due milioni di euro all’anno da investire in opere pubbliche e infrastrutture».
Un municipio unico
Il progetto in realtà è ancora più ambizioso. Sarebbero chiamati a far parte di una unica amministrazione ben 13 Comuni confinanti: Lecco, Abbadia Lariana, Ballabio, Civate, Galbiate, Garlate, Malgrate, Mandello, Morterone, Olginate, Pescate, Valmadrera e Vercurago, raddoppiando così di fatto la popolazione del capoluogo. «Il nostro territorio è formato da un’unica realtà urbanistica nella quale si riconoscono a fatica i confini, eppure ogni giorno bisogna fare i conti con una frammentazione amministrativa che non consente di avere quella visione unitaria necessaria per affrontare le sfide del futuro — sottolinea Rinaldo Zanini, presidente di Appello per Lecco che oltre a essera una lista civica è anche un’associazione —. Siamo sicuri che possiamo permetterci una piccola Lecco?».
Dopo i cartelloni, gli incontri, le convention e un sondaggio in rete, la proposta è diventata un manuale di 120 pagine che analizza nel dettaglio i passi da compiere e i vantaggi potenziali, spulciando i dati di bilancio dei Comuni coinvolti e puntando sull’ottimizzazione dei servizi attraverso le economie di scala dovute alla centralizzazione.
Dibattiti e referendum Ad aprile, inoltre, è previsto un nuovo dibattito pubblico. Ad esprimersi comunque dovranno essere i cittadini attraverso il referendum, e non mancano gli amministratori che hanno già bocciato l’idea. «Piccolo è bello— ribatte Dante De Capitani, sindaco di Pescate, 2.250 abitanti e una manciata di case subito dopo il ponte di Lecco —. Non ci stiamo a perdere la nostra identità e nei paesi a misura d’uomo la qualità della vita è migliore: c’è più sicurezza e pulizia rispetto alle metropoli. Arriverebbero più contributi? Può essere, ma noi non vendiamo la nostra identità per soldi. Non vogliamo essere la periferia di nessuno. La grande Lecco non esiste».
Le divergenze
Il promotore Valsecchi: opportunità irripetibile Il sindaco di Pescate: «Piccoli siamo belli»