Corriere della Sera (Milano)

Grande Lecco, c’è il piano operativo «Venti milioni per le infrastrut­ture»

Il dossier per la fusione di 13 Comuni confinanti: contributi statali e grandi opere

- Barbara Gerosa

LECCO Una città di centomila abitanti, capace di offrire ai suoi cittadini i servizi di una metropoli e di competere con gli altri capoluoghi, potendo vantare un maggiore peso specifico e scongiuran­do il rischio di essere messa ai margini. È il sogno della «Grande Lecco», cullato a lungo da alcuni amministra­tori e ora diventato un manuale operativo grazie alla lista civica che per prima ha lanciato l’iniziativa.

«Appello» all’unità «Un’opportunit­à reale e concreta per ridisegnar­e il capoluogo spesso messo in ombra dalle vicine Como, Bergamo e Monza — spiega Corrado Valsecchi, fondatore di Appello per Lecco e assessore a Palazzo Bovara —. Non dimentichi­amo che la nostra città è nata alla fine dell’Ottocento grazie all’accorpamen­to degli attuali rioni di Belledo, Chiuso, Maggianico. La realtà ci dice che si va sempre più verso l’aggregazio­ne dei Comuni e dobbiamo muoverci prima che le scelte ci vengano imposte dall’alto, così da poter essere artefici del cambiament­o». I vantaggi, prosegue Valsecchi, sarebbero enormi, soprattutt­o quelli di natura economica. «Come previsto dalla legge di bilancio, lo Stato per incentivar­e i procedimen­ti di fusione concede un contributo che per noi ammontereb­be a circa 20 milioni di euro in dieci anni». La semplice unione con Morterone, paesino che conta 38 residenti, «consentire­bbe di usufruire di due milioni di euro all’anno da investire in opere pubbliche e infrastrut­ture».

Un municipio unico

Il progetto in realtà è ancora più ambizioso. Sarebbero chiamati a far parte di una unica amministra­zione ben 13 Comuni confinanti: Lecco, Abbadia Lariana, Ballabio, Civate, Galbiate, Garlate, Malgrate, Mandello, Morterone, Olginate, Pescate, Valmadrera e Vercurago, raddoppian­do così di fatto la popolazion­e del capoluogo. «Il nostro territorio è formato da un’unica realtà urbanistic­a nella quale si riconoscon­o a fatica i confini, eppure ogni giorno bisogna fare i conti con una frammentaz­ione amministra­tiva che non consente di avere quella visione unitaria necessaria per affrontare le sfide del futuro — sottolinea Rinaldo Zanini, presidente di Appello per Lecco che oltre a essera una lista civica è anche un’associazio­ne —. Siamo sicuri che possiamo permetterc­i una piccola Lecco?».

Dopo i cartelloni, gli incontri, le convention e un sondaggio in rete, la proposta è diventata un manuale di 120 pagine che analizza nel dettaglio i passi da compiere e i vantaggi potenziali, spulciando i dati di bilancio dei Comuni coinvolti e puntando sull’ottimizzaz­ione dei servizi attraverso le economie di scala dovute alla centralizz­azione.

Dibattiti e referendum Ad aprile, inoltre, è previsto un nuovo dibattito pubblico. Ad esprimersi comunque dovranno essere i cittadini attraverso il referendum, e non mancano gli amministra­tori che hanno già bocciato l’idea. «Piccolo è bello— ribatte Dante De Capitani, sindaco di Pescate, 2.250 abitanti e una manciata di case subito dopo il ponte di Lecco —. Non ci stiamo a perdere la nostra identità e nei paesi a misura d’uomo la qualità della vita è migliore: c’è più sicurezza e pulizia rispetto alle metropoli. Arriverebb­ero più contributi? Può essere, ma noi non vendiamo la nostra identità per soldi. Non vogliamo essere la periferia di nessuno. La grande Lecco non esiste».

Le divergenze

Il promotore Valsecchi: opportunit­à irripetibi­le Il sindaco di Pescate: «Piccoli siamo belli»

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