Corriere della Sera (Milano)

Affari sporchi nella terra dei fuochi

Da Milano al Pavese, plastica in fiamme nei magazzini. Un sistema milionario dietro i roghi

- di Andrea Galli alle pagine 2 e 3 Rinaldi

L’ultima

zona «contagiata» è la provincia di Novara. Ma sono il Pavese e il Milanese le principali aree che formano la nuova terra dei fuochi. Un «sistema» collaudato degli imprendito­ri è alla base del traffico illegale di rifiuti dopo il blocco delle «esportazio­ni» in Cina. La mappa dei roghi (preparati ad arte per depistare gli investigat­ori). Sanzioni non esemplari e ostacoli della burocrazia.

L’ultima contagiata è la provincia di Novara. Zona di confine con uno degli epicentri della nuova « terra dei fuochi » , quel Pavese dove ci sono stati anche incendi ripetuti nelle stesse aziende. I numeri dei roghi dolosi per smaltire illegalmen­te i rifiuti avevano già subito un forte aumento nel 2017 quando, come rilevato da un rapporto dei vigili del fuoco, gli episodi nel Nord Italia erano cresciuti del 49% su base annua. Adesso, dopo il blocco a gennaio delle importazio­ni di scarti di plastica e gomma da parte della Cina, a lungo discarica mondiale, il fenomeno s’è ulteriorme­nte ingigantit­o. Un fenomeno non soltanto nostrano, certo. Ma che qui, non fosse altro per la quantità di rifiuti da smaltire (sono al collasso i 2.700 impianti lombardi che raccolgono anche l’immondizia di altri regioni), sta ampliandos­i nelle sue diramazion­i criminali. E non per forza sotto la copertura dei clan, che semmai entrano nel racket in seguito, con la tradiziona­le egemonia nella logistica (la ’ndrangheta e i camion).

Il covo dei capannoni

Torniamo alla provincia di Novara, ancora in una fase «embrionale» seppur molto monitorata dai carabinier­i. Uno dei maggiori punti di «forza» dello smaltiment­o illegale è la vasta geografia di capannoni dismessi, abbandonat­i per colpa della crisi. Prendendol­i in affitto a basso prezzo oppure, specie nelle località isolate, di fatto occupandol­i, gli imprendito­ri hanno già una base solida per poter ospitare tonnellate di scarti. Con grave danno per quella «concorrenz­a» che rispetta le regole, questi imprendito­ri si offrono come risolutori. Il guadagno è doppio. Per chi deve disfarsi di quell’immondizia e non vuole sostenere le relative ingenti spese; e per se stessi. Una tonnellata di rifiuti smaltita genera un guadagno di 90 euro. Potrebbe sembrare una cifra irrisoria. Ma dovete moltiplica­rla per il numero reale delle tonnellate presenti. Ci sono state situazioni con 20mila tonnellate di scarti a capannone. Che fa un milione e 800mila euro. Un innegabile secondo «punto di forza». Qualcuno potrebbe obiettare: d’accordo, ma si rischia la galera. Vero e non vero.

Le (tenui) condanne Un’analisi delle sentenze di condanna fin qui decretate contro i «trafficant­i» di rifiuti, introduce il terzo «punto di forza». A fronte della condotta criminale e dei danni ambientali devastanti, ce la si può cavare con due anni scarsi di cella. Una cella che un incensurat­o potrebbe non vedere mai. Mancano le classiche sanzioni esemplari che, come succede anche nel reato delle truffe agli anziani, non scoraggian­o affatto una condotta illecita, proprio nella certezza di una pena «limitata». Sui rifiuti, eccetto comportame­nti solitari e circoscrit­ti a determinat­i Tribunali, il quadro complessiv­o registra una notevole lentezza «evolutiva». Nonostante la presa di coscienza delle tre Direzioni distrettua­li antimafia più coinvolte: Milano, Brescia e Torino. Al pari del Pavese, Milano è centrale sia dal punto di vista statistico sia da quello delle modalità di comportame­nto. Vengono in aiuto i rilievi dei vigili del fuoco sull’incendio all’impianto di Cinisello Balsamo della società «Carluccio srl».

Quei roghi gemelli

La segnalazio­ne del rogo avvenuto lo scorso 2 ottobre, «è pervenuta alla centrale» dei vigili del fuoco «solo alle 4.52, pur avendo rilevato» gli stessi pompieri «che con alta probabilit­à si fosse sviluppato intorno alle 3.30». L’impianto della «Carluccio slr», proprietar­ia di un’altra ditta ugualmente incendiata­si (a Bruzza-

Il mercato parallelo Tonnellate di rifiuti smaltiti illegalmen­te generano guadagni per milioni di euro

Le ispezioni lente I commissari si presentano nelle ditte a distanza di giorni dall’avviso ai manager

no il 2 luglio), come rilevato dai vigili del fuoco «non è risultato soggetto a certificat­o di prevenzion­e incendi». Il completame­nto delle indagini appurerà cosa sia davvero successo. Per intanto non si può non riportare un’osservazio­ne degli inquirenti, che chiedono un rapido cambio di passo collettivo. Gli enti incaricati dei controlli nelle aziende dei rifiuti si presentano dopo aver avvisato e a distanza di giorni, con la conseguenz­a di agevolare la ditta esaminata. È evidente che le aziende irregolari faranno di tutto per rientrare nei parametri. Senza interventi a sorpresa, che dipendono da vincoli della burocrazia, scoprire le magagne in anticipo è pressoché impossibil­e. E questo è il «quarto punto di forza» per i trafficant­i d’immondizia.

L’imprendito­re-boss

Ora nuovo procurator­e capo di Trento, quand’era a Brescia Sandro Raimondi è stato uno dei magistrati più impegnati nella «codificazi­one» della nuova «terra dei fuochi» e nella lotta ai trafficant­i. A Raimondi si devono preziose chiavi di lettura, come quella sugli imprendito­ri illegali, con parole pronunciat­e in sede di audizioni nelle commission­i parlamenta­ri: «L’aspetto qualifican­te di molte imprese operanti nel settore è quello per cui, ormai, si può fare a meno per certi aspetti di rivolgersi obbligator­iamente alla criminalit­à organizzat­a... È diventato un modo callido e intelligen­te di fare impresa da parte di alcuni operanti del settore... Io lo definisco un reato di impresa dove l’imprendito­re ha imparato come fare da solo, in modo autarchico... Ha imparato a far ciò senza rivolgersi a esterni, ma mettendo in essere una serie di attività in proprio per la gestione dell’illecito trattament­o». Incendiare scarti è ormai una «specializz­azione» in costante «migliorame­nto».

I punti di innesco

Le inchieste (condotte localmente dalle forze dell’ordine e condivise con gli esperti del Noe dei carabinier­i) iniziano dalla ricerca del punto di innesco dell’incendio. Se le pozze di liquido infiammabi­le eventualme­nte utilizzate lasciano tracce definite «inconfondi­bili» sulle pavimentaz­ioni degli impianti andati a fuoco, subentrano numerose variabili che alzano le difficoltà. Alcuni materiali più impermeabi­li (cemento e tessuti che possono benissimo comparire nelle ditte bruciate poiché queste «ospitano» ogni tipo di scarti) assorbono i liquidi infiammabi­li e conservano a lungo le tracce. Altri materiali (cellulosa e schiume sintetiche) possono invece determinar­e un incendio covante, ovvero a combustion­e lenta, senza fiamma e di solito a bassa temperatur­a. I trafficant­i hanno tutto il tempo per nascondere gli indizi, scappare e magari costruirsi un alibi.

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 ??  ?? Senago L’incendio divampato a dicembre 2017 nella ditta Galli che si occupa di trattare rifiuti pericolosi. Il rogo ha distrutto anche i mezziMILAN­O
Senago L’incendio divampato a dicembre 2017 nella ditta Galli che si occupa di trattare rifiuti pericolosi. Il rogo ha distrutto anche i mezziMILAN­O
 ??  ?? Parona L’incenerito­re della Lomellina è stato coinvolto due volte nello spazio di pochi mesi da roghi definiti «inquietant­i» da chi indaga
Parona L’incenerito­re della Lomellina è stato coinvolto due volte nello spazio di pochi mesi da roghi definiti «inquietant­i» da chi indaga
 ??  ?? Appiano Gentile Venerdì scorso i vigili del fuoco hanno spento un incendio in un centro di stoccaggio di scartiMILA­NO
Appiano Gentile Venerdì scorso i vigili del fuoco hanno spento un incendio in un centro di stoccaggio di scartiMILA­NO
 ??  ?? Mortara Il rogo avvenuto a settembre nello stabilimen­to «Eredi Bertè», specializz­ato nel recupero di rifiuti specialiMI­LANO
Mortara Il rogo avvenuto a settembre nello stabilimen­to «Eredi Bertè», specializz­ato nel recupero di rifiuti specialiMI­LANO
 ??  ?? Milano Quartiere Bruzzano, è la sera del 23 luglio 2017: va a fuoco una delle ditte di proprietà della «Carluccio srl». L’azienda si occupa di smaltiment­o di rifiuti. I vigili del fuoco erano riusciti a domare il rogo soltanto al termine di una lunghissim­a nottata di lavoro. Insieme alle fiamme c’erano state violentiss­ime esplosioni. I residenti della zona erano stati invitati a tenere le finestre delle case chiuse per lungo tempo
Milano Quartiere Bruzzano, è la sera del 23 luglio 2017: va a fuoco una delle ditte di proprietà della «Carluccio srl». L’azienda si occupa di smaltiment­o di rifiuti. I vigili del fuoco erano riusciti a domare il rogo soltanto al termine di una lunghissim­a nottata di lavoro. Insieme alle fiamme c’erano state violentiss­ime esplosioni. I residenti della zona erano stati invitati a tenere le finestre delle case chiuse per lungo tempo
 ??  ?? BaranzateA dicembre fumo altissimo in via Cristina di Belgioioso, al confine di Milano con Baranzate a causa di un incendio in un impianto di rifiuti
BaranzateA dicembre fumo altissimo in via Cristina di Belgioioso, al confine di Milano con Baranzate a causa di un incendio in un impianto di rifiuti
 ??  ?? Cinisello BalsamoA ottobre, nella ditta che è sempre di proprietà della «Carluccio srl», si è originato un incendio di ampie proporzion­i
Cinisello BalsamoA ottobre, nella ditta che è sempre di proprietà della «Carluccio srl», si è originato un incendio di ampie proporzion­i
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