Corriere della Sera (Milano)

Brera, i clochard e la città poetica di Pane dal cielo

Dai treni in prestito ai clochard-attori: la Milano segreta di Pane dal cielo

- Di Giancarlo Grossini

Al cielo i milanesi hanno sempre rivolto lo sguardo, potenza della Madonnina che punta in alto, potenza di un grande film di culto, «Miracolo a Milano» che ha esportato nel mondo l’idea di volare sopra il Duomo a cavallo di scope, era il 1951, e Vittorio De Sica, regista, era già avanti con l’idea degli effetti speciali facendo volare i suoi barboni. Cambiano i tempi ma i senza tetto son sempre lì, a far parte della popolazion­e meneghina. Ci dicono che bisogna guardare anche a terra per trovare chi la casa non ce l’ha, e fatica a nutrirsi. Alla povertà si è rivolto un regista milanese, classe 1961, produttore e operatore nel volontaria­to: Giovanni Bedeschi. Dopo corti e clip ha imboccato la difficile strada del lungometra­ggio con un film che la dice lunga su Milano. Si intitola «Pane dal cielo», parla di una coppia di senzatetto che trova un bimbo in un cassonetto e lo adotta. Ma il bimbo è speciale: solo i buoni lo possono vedere. Il film ha emozionato il pubblico la sera di Pasqua, sul canale tv in chiaro «Cielo», e adesso si aspetta il suo ritorno sul grande schermo: il lungo tornerà nelle sale dopo gli assaggi di febbraio al festival Aquerò e qualche sporadica presentazi­one. «Verrà proiettato nella sala Orizzonte fra un paio di settimane — annuncia Bedeschi —, ma non solo: sto organizzan­do una serata speciale per i miei nonattori, i veri senzatetto». Sulla scena, affiancand­o gli attori protagonis­ti (fra cui Donatella Bartoli e a Sergio Leone, nei ruoli di Lilli e Annibale, gli homeless che trovano il bimbo nel cassonetto, e Paola Pitagora, la borghese Ada, con casa in via Vivaio), si muovono infatti i senzatetto milanesi. Il regista, grazie alla sua attività di volontario, li ha coinvolti.

Milano è l’altra protagonis­ta. Scorci notturni, a volte «segreti», inusuali, oppure parte della vita quotidiana dei cittadini — come la fontana di San Francesco dove ieri, in occasione della fiera floreale del Lunedì dell’Angelo, in migliaia sono passati, più d’uno rivivendo le scene viste in tv la sera prima — sono la cornice della narrazione. «Milano è la mia città — racconta il regista — e, in tutta la sua bellezza, mi interessav­a moltissimo coniugarla ai problemi, alle sue ferite sociali, e mostrarla in maniera diversa, proprio come diversi sono i personaggi». Problemi di costi per le riprese? «Il mio è un social movie, con gestazione durata 5 anni. Quando con la troupe ho dato il via ai ciak ho trovato disponibil­ità assoluta da parte delle istituzion­i. Diciamo che Milano, se hai i soldi, ti permette di girare dove vuoi. Se invece i soldi non ci sono, come nel mio caso, ti devi dar da fare. Ma la metropoli una mano te la dà. Sempre. Ho trovato set nella ex-caserma Mameli di viale Suzzani, dove si radunano i senza tetto: ci ho trascorso 15 giorni. Poi abbiamo fatto rivivere il vecchio pronto soccorso del Maggiore, e ancora ci sono state riprese nel dormitorio del Progetto Arca in via degli Artigianel­li, set nei pressi della fontana di San Francesco, nei dintorni del Convento dei Frati Minori». Dato il tema, «non potevo non usare le stazioni. Ho potuto girare alla Stazione Cadorna di notte, Trenord ha messo a disposizio­ne i convogli della stazione di assistenza. Poi c’è il centro dove lavoro come volontario, che ha dato il via all’ispirazion­e del film, l’Opera San Francesco di viale Piave».

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 ??  ?? Regista Giovanni Bedeschi, classe 1961, milanese
Regista Giovanni Bedeschi, classe 1961, milanese
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Locandina Donatella Bartoli e Sergio Leone, a fianco e sopra, nei panni di Lilli e Annibale

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