I sette casi della Lomellina Il prefetto dà il via al piano di monitoraggio preventivo
Tra i territori lombardi più colpiti dagli incendi negli stabilimenti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti c’è la provincia di Pavia dove nell’ultimo anno si sono verificati alm e n o sette episodi concentrati soprattutto nella zona della Lomellina. Tanto che il prefetto, Attilio Visconti, ha predisposto un piano di monitoraggio preventivo che coinvolge l’intero territorio provinciale.
Il rogo più imponente è stato quello che si è verificato a Mortara alla ditta Eredi Bertè all’inizio dello scorso settembre: i vigili del fuoco sono stati impegnati per circa tre settimane. Ad bruciare, secondo i riscontri dei pompieri prima e della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti poi, circa 12 mila metri cubi di rifiuti, il doppio rispetto ai 6,5 mila autorizzati nel 2015 con il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia).
L’inchiesta aperta dalla Procura e coordinata dal sostituto procuratore Paolo Mazza sarebbe alle battute finali e si è concentrata, vista l’impossibilità di stabilire un punto di innesco dell’incendio a causa della sua lunga durata, sulla correttezza delle operazioni di stoccaggio con la separazione dei materiali e sulla verifica del funzionamento degli impianti antincendio. In particolare non sarebbe stata rispettata la configurazione per dividere i rifiuti, ostruendo in questo modo uno dei varchi di accesso favorendo così il propagarsi delle fiamme e aumentando le difficoltà nello spegnimento. Operazioni ulteriormente aggravate dall’impianto antincendio non funzionante.
Oltre alla dinamica dei fatti e alle responsabilità della proprietà le attenzioni degli inquirenti si sono quindi concentrate anche agli assetti societari, viste le difficoltà economiche in cui navigava la Eredi Bertè, la correttezza della documentazione e pure ai rapporti tra la stessa Bertè e il comune di Mortara.
Non sono passati inosservati i circa 213 mila euro arrivati nelle casse dell’azienda dal Comune negli ultimi tre anni in affidamento diretto per servizi che vanno dallo smaltimento delle macerie cimiteriali al trasporto e smaltimento rifiuti ingombranti. Circa 80 mila euro l’anno che l’azienda era in attesa di incassare anche nel 2017. Ad appesantire il contesto, e quindi anche il fascicolo dell’inchiesta, pure un incendio doloso che si è sviluppato davanti a una delle cinque imprese della famiglia Bertè lo scorso gennaio.