Troppi debiti, la Fiera di Lodi al capolinea
Vita breve per il polo inaugurato nel 2009. L’Unione Artigiani: doveva essere la vetrina della città
LODI L’ultimo grande evento fu l’assemblea del Banco Popolare due anni fa. Le esposizioni, già allora ridotte all’osso, sono terminate. E la società che la gestisce è in liquidazione da due anni con un rosso di bilancio di 200 mila euro e un debito, comprensivo di mutuo non pagato da quasi due anni, superiore ai tre milioni di euro.
La Fiera di Lodi affonda nei debiti e chiude i battenti: come polo espositivo è durato addirittura meno del tempo impiegato a realizzarla, 12 anni fra la data di progettazione (1997) e la sua inaugurazione nel 2009. «Doveva essere la vetrina del Lodigiano e delle sue eccellenze — commenta il segretario dell’Unione Artigiani della Provincia di Lodi Mauro Sangalli —, invece ha pagato più di altri la crisi del sistema fieristico e anche una posizione poco felice». Oggi i due enormi padiglioni sono vuoti, se si eccettuano gli automezzi della Protezione civile di Lodi, parcheggiati lì per mesi fino a quando i vigili del fuoco hanno dato ordine di trasferirli. L’altro inquilino è Sal, la società di acque pubbliche che gestisce il ciclo idrico del Lodigiano, che ha affittato parte della palazzina pagando ogni anno un canone di 87.850 euro.
Eppure alla data dell’inaugurazione nel 2009 le premesse erano diverse, nonostante le enormi difficoltà per portare a termine un’opera da 9 milioni di euro (dei quali 6 di contributo regionale) passata attra- verso problemi di progettazione e di appalto, realizzata nel quartiere San Grato. Dopo una partenza discreta, una ventina di eventi l’anno fra convegni ed esposizioni tra cui il Moart degli artigiani locali, la società di gestione Lodinnova srl ha cominciato ad andare in rosso: 470 mila euro nel 2012, 360 mila nel 2013, 300 mila nel 2014. Oggi il passivo di bilancio è ridotto a 200 mila euro, abbastanza per convincere i soci istituzionali a mettere in liquidazione Lodinnova e vendere all’asta la struttura per 4,5 milioni di euro. Asta andata deserta. L’unico potenziale acquirente che ha manifestato interesse resta l’attuale affittuario, la Società Acque Lodigiane, ma la trattativa non si è ancora sbloccata. «Anche perché — rivelano Stefano Caserini e Michela Sfondrini della lista civica di sinistra 110 e Lodi — sono 22 le rate insolute del mutuo stipulato da Lodinnova nel 2012 e l’ammontare del debito è di 3,2 milioni di euro». La ventilata vendita a Sal non piace alla sinistra («Non si può gravare su una società pubblica rischiando di comprometterne la solidità») che chiede ai soci soluzioni diverse. Il sindaco Sara Casanova (Lega) non prende posizione: «Ho le idee chiare ma le tengo per me, m’interessa fare il bene del Comune, che è solo uno dei soci».