Corriere della Sera (Milano)

Patrimonio conteso

La biblioteca di Eco resterà in Italia La proposta degli eredi: «Milano e Bologna si alleino»

- di Elisabetta Andreis

Peregrinat­io in Terram Sanctam, incunabolo del Malleus Maleficaru­m (il manuale per gli inquisitor­i e i cacciatori di streghe), prima edizione dei Tre moschettie­ri. Il destino della sterminata biblioteca che Umberto Eco ha lasciato nella casa di piazza Castello, piena di opere rarissime che fanno gola ai bibliofili di tutto il mondo, sarà sicurament­e italiano e forse diviso tra la Braidense di Milano e l’Università di Bologna. La famiglia chiede però una collaboraz­ione tra le due città e vuole in ogni caso garanzia che il patrimonio diventi fruibile ad un pubblico ampio. Inoltre, dopo una prima fase di esplorazio­ne tra gli enti interessat­i, ora gli eredi dell’intellettu­ale mettono temporanea­mente in pausa le trattative, per decidere in serenità il da farsi.

Ieri, in un comunicato congiunto, la vedova Renate Ramge e i figli Carlotta e Stefano Eco si sono espressi chiarament­e. Descrivono il patrimonio intellettu­ale e culturale del grande semiologo distinguen­do due parti diverse, a se stanti. Quella moderna, la biblioteca di lavoro (circa 30 mila volumi), per cui «la donazione è da sempre stata l’unica ipotesi, con garanzia sulle modalità di valorizzaz­ione e fruizione pubblica del materiale». E quella dei libri antichi (circa 1.200), stimati da un minimo di 2-2,3 milioni fino a 4: per loro è invece auspicabil­e la vendita. «Abbiamo cercato di individuar­e un’istituzion­e culturale italiana, valutandon­e la cessione sia all’Università di Bologna (città dove Eco ha insegnato a lungo ed è stato il padre intellettu­ale del Dams, ndr) sia alla Biblioteca Braidense di Milano (città dove il bibliofilo viveva e dove lui e i familiari hanno investito con Elisabetta Sgarbi cifre sostanzios­e per la casa editrice La nave di Teseo, ndr). Abbiamo suggerito una collaboraz­ione tra i due enti, che hanno già avuto contatti diretti e amichevoli». L’interesse della collezione «è dato dalla integrità e dalla qualità della raccolta, come per ogni collezione d’arte e di antiquaria­to anche non librario. Vista la sua importanza culturale, deve restare anche questa fruibile al pubblico, e in Italia». Ipotesi di cessioni a università estere, vendite all’estero o all’asta o frazioname­nto dei fondi librari «non sono mai state prese in consideraz­ione».

Da tempo valutano la sorte della biblioteca, e avevano avviato «colloqui ed esplorazio­ni interlocut­orie con vari enti interessat­i», tra cui «principalm­ente la Braidense e l’Università di Bologna». Milano negli ultimi anni ha perso, tra l’altro, l’archivio di Dario Fo (finito a Verona) e le partiture originali di Carlo Abbado (a Berlino), ma il Comune considera prioritari­a la qualità del progetto culturale, ovunque si trovi. Dal canto suo James Bradburne, direttore della Braidense, sta cercando sponsor per avanzare un’offerta. «La cessione della biblioteca, e quindi di una parte consistent­e del contenuto della casa di famiglia è per i familiari una scelta che comporta profonde implicazio­ni emotive. Tale scelta, quindi, è da maturare e valutare con tutto il rigore e l’analisi che essa merita. Intendiamo riservarci tutto il tempo necessario per poter decidere in serenità».

Compratori

Le due città vogliono acquisire il patrimonio Esclusa l’ipotesi di dividere i lotti

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Intellettu­ale Umberto Eco, scomparso il 19 febbraio 2016. La sua biblioteca conta 1.200 libri antichi

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