Il viaggio sentimentale di Giosetta Fioroni al Museo del Novecento
Museo del Novecento Pittura, ceramica, video Il segno inconfondibile di un’eterna bambina
Giocosa, sperimentale, fiabesca. Apre domani al Museo del Novecento la rassegna antologica «Giosetta Fioroni. Viaggio sentimentale». In mostra oltre 90 opere (pitture, ceramiche e video) di una protagonista dell’arte contemporanea.
Nel palinsesto di appuntamenti culturali che il Comune dedicherà lungo tutto l’anno all’Italia del secolo scorso, le ospiti d’onore del Museo del Novecento sono due donne: Margherita Sarfatti, cui sarà dedicata una mostra a settembre, e Giosetta Fioroni, protagonista della rassegna che inaugura questa sera in concomitanza con l’apertura del nuovo ingresso da piazzetta Reale e l’annessione di tutte le stanze del piano terra in un unico grande spazio espositivo.
La Fioroni, classe 1932, porta a Milano lo spirito di quell’avanguardia artistica nota come «Scuola di piazza del Popolo» che spostò nella capitale il baricentro dell’arte grazie soprattutto a una galleria, La Tartaruga, e ad artisti come Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa aperti alle novità americane della Pop art. Senza farsi portavoce di «istanze» femministe o di «urgenze» politiche e sociali, Giosetta ha vissuto il clima internazionale della Roma della Dolce Vita, delle contestazioni giovanili, degli artisti che vi si stabilivano come l’amico Cy Twombly («La prima volta lo vidi arrivare a piedi scalzi al bar Rosati di piazza del Popolo»), degli scrittori come il compagno Goffredo Parise, Guido Ceronetti, Andrea Zanzotto, Eugenio Montale, Elisabetta Rasy e tanti altri intellettuali cui scriveva grandi lettere colorate, anch’esse parte di questo «Viaggio sentimentale».
Il titolo della mostra cita la canzone «Sentimental Journey» di Doris Day, ascoltata da bambina, ma allude anche al percorso artistico, sempre strettamente intrecciato con quello di vita. La prima sala ne è una sintesi che parte dai teatrini, ricordo dei giochi con la mamma marionettista, e attraversa tutti linguaggi, dalla ceramica alla pittura, scultura al video. L’itinerario, poi, si snoda cronologicamente e registra via via le numerose influenze nazionali e internazionali che Giosetta ha assorbito mantenendosi fedele ad alcuni segni come il cuore o il colore argento, legato alla memoria e alla sospensione del tempo. Compresa la celebre «Spia Ottica» del 1968 (una porta di legno dal cui spioncino si vede, nel video d’epoca, una donna che com- pie gesti quotidiani dentro una stanza), l’antologica mette insieme oltre 90 opere dove il mondo di fiabe, teatrini, Biancanevi e celebri dame della storia dell’arte si colora di nero in un unico momento: nell’«Atlante di medicina legale» del 1975, uno schedario di omicidi o incidenti mortali per pratiche erotiche. Il critico Giuliano Briganti ha dato un’originale lettura di quella parentesi: «Giosetta incontra i mostri del suo terrore... un’angoscia fino allora latente; censurata dal momento tutto mentale degli “argenti”, quando Giosetta la racchiuse in una gelida prigione, ma senza speranza di eluderla». Forse la stessa angoscia ben nascosta sotto alcune delle opere più belle in mostra: i colorati abiti in ceramica indossati da manichini senza testa e senza braccia, come certe bambole rotte dell’infanzia.