Corriere della Sera (Milano)

Il viaggio sentimenta­le di Giosetta Fioroni al Museo del Novecento

Museo del Novecento Pittura, ceramica, video Il segno inconfondi­bile di un’eterna bambina

- Francesca Bonazzoli

Giocosa, sperimenta­le, fiabesca. Apre domani al Museo del Novecento la rassegna antologica «Giosetta Fioroni. Viaggio sentimenta­le». In mostra oltre 90 opere (pitture, ceramiche e video) di una protagonis­ta dell’arte contempora­nea.

Nel palinsesto di appuntamen­ti culturali che il Comune dedicherà lungo tutto l’anno all’Italia del secolo scorso, le ospiti d’onore del Museo del Novecento sono due donne: Margherita Sarfatti, cui sarà dedicata una mostra a settembre, e Giosetta Fioroni, protagonis­ta della rassegna che inaugura questa sera in concomitan­za con l’apertura del nuovo ingresso da piazzetta Reale e l’annessione di tutte le stanze del piano terra in un unico grande spazio espositivo.

La Fioroni, classe 1932, porta a Milano lo spirito di quell’avanguardi­a artistica nota come «Scuola di piazza del Popolo» che spostò nella capitale il baricentro dell’arte grazie soprattutt­o a una galleria, La Tartaruga, e ad artisti come Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa aperti alle novità americane della Pop art. Senza farsi portavoce di «istanze» femministe o di «urgenze» politiche e sociali, Giosetta ha vissuto il clima internazio­nale della Roma della Dolce Vita, delle contestazi­oni giovanili, degli artisti che vi si stabilivan­o come l’amico Cy Twombly («La prima volta lo vidi arrivare a piedi scalzi al bar Rosati di piazza del Popolo»), degli scrittori come il compagno Goffredo Parise, Guido Ceronetti, Andrea Zanzotto, Eugenio Montale, Elisabetta Rasy e tanti altri intellettu­ali cui scriveva grandi lettere colorate, anch’esse parte di questo «Viaggio sentimenta­le».

Il titolo della mostra cita la canzone «Sentimenta­l Journey» di Doris Day, ascoltata da bambina, ma allude anche al percorso artistico, sempre strettamen­te intrecciat­o con quello di vita. La prima sala ne è una sintesi che parte dai teatrini, ricordo dei giochi con la mamma marionetti­sta, e attraversa tutti linguaggi, dalla ceramica alla pittura, scultura al video. L’itinerario, poi, si snoda cronologic­amente e registra via via le numerose influenze nazionali e internazio­nali che Giosetta ha assorbito mantenendo­si fedele ad alcuni segni come il cuore o il colore argento, legato alla memoria e alla sospension­e del tempo. Compresa la celebre «Spia Ottica» del 1968 (una porta di legno dal cui spioncino si vede, nel video d’epoca, una donna che com- pie gesti quotidiani dentro una stanza), l’antologica mette insieme oltre 90 opere dove il mondo di fiabe, teatrini, Biancanevi e celebri dame della storia dell’arte si colora di nero in un unico momento: nell’«Atlante di medicina legale» del 1975, uno schedario di omicidi o incidenti mortali per pratiche erotiche. Il critico Giuliano Briganti ha dato un’originale lettura di quella parentesi: «Giosetta incontra i mostri del suo terrore... un’angoscia fino allora latente; censurata dal momento tutto mentale degli “argenti”, quando Giosetta la racchiuse in una gelida prigione, ma senza speranza di eluderla». Forse la stessa angoscia ben nascosta sotto alcune delle opere più belle in mostra: i colorati abiti in ceramica indossati da manichini senza testa e senza braccia, come certe bambole rotte dell’infanzia.

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Marilyn Manson Una delle opere più suggestive di Giosetta Fioroni che apre domani al pubblico (foto Porta/La Presse)
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In primo piano «L’irremediab­ile» ceramica policroma del 1999 dalla mostra «Viaggio Sentimenta­le» di Giosetta Fioroni che si apre domani al Museo del Novecento
(foto Stefano Porta/LaPresse) Seduta In primo piano «L’irremediab­ile» ceramica policroma del 1999 dalla mostra «Viaggio Sentimenta­le» di Giosetta Fioroni che si apre domani al Museo del Novecento

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