Delitto del ponte Muratori resta in carcere per gravi indizi
Mantova
una sua verità l’aveva raccontata. Diversa, però, da quella documentata dalle immagini delle telecamere e dalle testimonianze raccolte dagli investigatori. Muratori, che, secondo l’accusa, il 17 gennaio ha sparato al commerciante di 57 anni, si è tradito, non riuscendo a fornire spiegazioni attendibili sui suoi movimenti di quella mattina vicino al luogo del delitto.
Questo è uno dei gravi indizi che, con il pericolo di reiterazione del reato con l’uso di armi, ha convinto il giudice per le indagini preliminari di Mantova, Giuditta Silvestrini, a confermare l’ordine di custodia cautelare in carcere. Gli indizi, ha spiegato il procuratore capo di Mantova Manuela Fasolato, «sono basati su più testimoni presenti nel luogo dell’omicidio, su particolari che convergono sulla persona di Muratori, oltre che su indagini di carattere tecnico».
Fondamentali i test balistici sulle armi che Muratori teneva in casa, inutilizzate da tempo: non è stata trovata la pistola che ha sparato, ma sono stati trovati proiettili compatibili. E determinanti, oltre alle intercettazioni telefoniche, anche le indagini dei carabinieri di Mantova sulle telecamere della zona, comprese quelle sugli autobus. «Abbiamo ricostruito una timeline precisa, dalla mattina fino a dopo l’omicidio — ha detto il comandante provinciale, colonnello Fabio Federici — trasformando il ponte e la ciclabile in una