Corse tagliate La protesta dei pendolari
I viaggiatori: soppressioni e ritardi aumentati L’azienda replica: in arrivo nuove assunzioni
Oltre 160 cancellazioni sulla Varese-Treviglio, 73 sulla Milano-Domodossola, 74 tra Luino e Malpensa. I pendolari calcolano la drastica riduzione di convogli a marzo. «Colpa del personale carente». Trenord replica: «Già programmate 160 assunzioni per il 2018».
«Il treno oggi non sarà effettuato». Il ritornello è ripetuto con sempre più frequenza dagli altoparlanti nelle stazioni. E da un mese a questa parte sta rovinando la vita dei pendolari lombardi. Un’ecatombe di convogli Trenord che i viaggiatori monitorano con tabelle via via rimpolpate. Per marzo emerge un quadro particolarmente critico: 73 soppressioni contate sulla Milano-Domodossola, quasi cento sulla Milano-Varese (il 5 per cento), 74 sulla LuinoMalpensa (8 per cento) e 84 sulla Novara-Treviglio. L‘ultima direttrice a febbraio è stata pesantemente danneggiata per le conseguenze sulla circolazione dell’incidente ferroviario di Pioltello del 25 gennaio. E ancora disagi sulla Milano-Mortara-Alessandria (i passeggeri registrano il 3,37 per cento delle soppressioni da inizio anno), e sulle linee che collegano il capoluogo lombardo con Bergamo. «I ritardi e le cancellazioni sono aumentati», conferma Stefano Lorenzi del Comitato bergamasco. Date da segnare sul calendario, il 27 e 28 marzo con quasi trenta treni fermi.
Perché i vagoni non corrono più sulle rotaie lombarde? Da tempo i sindacati lamentano la mancanza di personale, carenza a cui l’azienda di trasporti ha cercato di rimediare aumentando le ore di straordinario a carico dei dipendenti. Ma l’Ansf, agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, ha accusato la società di abusare del tempo di macchinisti e ferrovieri. Nella relazione dell’ottobre 2017 sottolineava criticità nella manutenzione e nella gestione delle risorse umane, con 337 addetti che nel 2016 avevano «superato in maniera significativa» il limite di lavoro straordinario fissato in 250 ore ogni 12 mesi. Le sigle di categoria fanno notare come Trenord sia diventata più stringente nel far rispettare questo tetto dopo che i rilievi dell’Ansf sono stati resi noti dalla stampa. E senza personale i treni hanno smesso di viaggiare.
Di fronte alle lamentele, l’azienda snocciola i numeri delle assunzioni in corso d’opera e previste. In aprile entreranno in servizio 17 macchinisti, altri 19 stanno completando il percorso di formazione. A fine anno saranno 80 i nuovi assunti, a cui vanno sommati altrettanti capitreno in arrivo. Nei programmi di Trenord si proseguirà con 150 reclutamenti all’anno fino al 2021, necessari anche in vista dell’aumento del servizio per l’attivazione di nuovi collegamenti transfrontalieri.
Eppure le sigle di categoria insistono nel chiedere soluzioni più rapide. «Le assunzioni sono necessarie — commenta Stefano Malorgio della Filt Cgil —, ma si deve intervenire anche sul breve termine. Va gestita la fase intermedia in cui si attendono le immissioni». Mentre per Adriano Coscia dell’Orsa è «inaccettabile che un’azienda regionale sia incapace di soddisfare le esigenze dei cittadini. Le azioni di turn over non sono state programmate per tempo». Sotto accusa anche la Regione, che detiene il 50 per cento delle azioni di Trenord. Di nuovo Malorgio sottolinea il problema dell’ «inadeguatezza del materiale rotabile rispetto all’offerta prevista dal contratto di servizio». Occhi puntati sulla manutenzione dei vecchi convogli, ritornata in capo all’ad Cinzia Farisé. Mentre il Pirellone già con la giunta Maroni ha annunciato l’acquisto di 160 nuovi treni. con un investimento di 1,6 miliardi entro il 2032. Ma di nuovo si pongono le questioni tempo e pazienza. Doni che i pendolari hanno esaurito. I comitati del quadrante Ovest hanno annunciato un evento di protesta per l’11 aprile, a Milano Porta Garibaldi. Segno di riconoscimento per le «vittime», una maglia bianca. «Siamo ostaggi di Trenord , Trenitalia e Rfi — scrivono i viaggiatori, accusando chi gestisce sia i treni sia l’infrastruttura —. Diamo voce al nostro disagio». .
Il sindacato Non sono capaci di soddisfare le esigenze dei cittadini