Gli studenti reclusi in classe «L’ascensore è sempre rotto»
Viale Liguria, l’odissea quotidiana di cinque ragazzi disabili
Incedono allineati (e alleati). Sono in cinque, un piccolo esercito: tre studenti affetti da disabilità motorie gravi in carrozzina e altri due ragazzi con le stampelle. Tutte le mattine per arrivare alla loro classe devono fare un giro lunghissimo, perché l’ascensore della scuola — la Oriani Mazzini di viale Liguria — è rotto. «Abbiamo trovato questo escamotage, arriviamo fino al montacarichi dell’istituto vicino, il Giorgi, e da lì attraversiamo il ponte che collega i due edifici», spiega Greta Manetti, 16 anni e grinta da vendere, in sedia a rotelle da quando è nata. Per loro così il tragitto è molto più faticoso. Non solo: «Per usare il montacarichi del Giorgi, ci vuole sempre una commessa che ci accompagni — continua l’adolescente —. All’intervallo finiamo per restare sempre in classe, senza poter andare in giardino con gli altri. Perdiamo l’autonomia, l’indipendenza». Greta, energica, vede comunque il bicchiere mezzo pieno: «Le mie migliori amiche stanno in classe con me all’intervallo, rinunciano ad andare giù. È una bella storia di solidarietà in questa scuola molto umana — dice la ragazzina —. Altre volte, se proprio voglio scendere e la commessa non c’è, mi faccio aiutare da Lorena o Gaia o Martina. Prova no loro a portarmi giù a braccia per tre piani, con tutto il mio peso». Scherza, ma per loro l’ascensore è un problema. Un problema vero. La dirigenza da venti giorni chiama la Città metropolitana per segnalare il guasto, prima delle vacanze di Pasqua era anche intervenuto un tecnico ma non era riuscito a risolvere la situazione, posticipando dunque l’intervento: «Il tecnico aveva promesso che sarebbe tornato, forse lo farà in questi giorni», auspica Stefano Tassinari, responsabile del plesso di viale Liguria. Greta aggiunge: «Fuori da scuola, ogni giorno, c’è una navetta che mi prende e mi porta a casa, e già non posso prendere i mezzi insieme ai miei compagni. Almeno dentro scuola vorrei potermi muovere da sola». E conclude: «Da grande voglio fare la caposala in un ospedale, per aiutare in prima persona tutti quelli che sono in difficoltà. Senza dover aspettare l’intervento degli altri, per aggiustare le cose».