Il fenomeno
Biblioteche di condominio Libri in prestito o da consultare senza muoversi dall’abitazione
Qualcuno le chiama biblioteche fatte in casa. Altri biblioteche condivise, altri ancora di condominio. Al di là dei nomi, un piccolo fenomeno. In un momento in cui i libri non godono di popolarità e i rapporti sociali fra condomini sono ai minimi termini, la stanza piena di libri dentro a un caseggiato diventa oasi felice dove riscoprire il piacere della lettura e delle relazioni umane. Negli Stati Uniti, lo racconta il «New York Times», la presenza di una library in un palazzo fa schizzare verso l’alto il prezzo dell’immobile. A Milano non è così, ma c’è interesse. All’ultimo Bookcity, 350 persone hanno preso parte agli eventi della rete cittadina di biblioteche di condominio (sostenuta dallo stesso Sistema Bibliotecario Milano), ed Enrica Borsani, che ne segue il coordinamento, è stata tempestata di domande per capire come si comincia.
In città sono dieci. Le prime, in via Rembrandt 12 e via Solari 40, hanno aperto quasi quindici anni fa. L’ultima, in vicolo Calusca, ha inaugurato un mese fa. La gestione, come la posizione (l’ex portineria è lo spazio più usato), variano da una all’altra. Qualcuna è in mano ai condomini, a volte c’è lo zampino del volontariato (gli scout del Masci, l’associazione Cittadini vicini ai Cittadini), altre sono avviate con l’Assessorato ai Servizi Sociali. Anche rispetto alla frequenza, non c’è omogeneità: c’è chi la limita ai solo condomini, chi apre al quartiere, chi non si preoccupa se la signora appassionata di Camilleri arriva da lontano. È il caso della biblioteca di via Solari, ospitata in un’ex panetteria. «Niente tessera, tempi del prestito non rigidi, l’elasticità vince la diffidenza», spiega Eva Caianiello. Sugli scaffali, seimila volumi: bestseller italiani e stranieri («manca Cognetti, abbiamo Ferrante, Murakami e Ishiguro»), una buona percentuale di gialli e di saggi, qualche romanzo rosa. Franco Perelli, abituale frequentatore, afferma di trovarsi meglio che nel pubblico. «Vince l’ambiente familiare: si parla, si scambiano consigli, a volte un caffè insieme. Fra qualche giorno sbarcano su Google my business, sono curioso di vedere cosa cambierà».
BiBaRà, nel cortile del caseggiato di piazzale Dateo 5, è minuscola, meno di cinque metri quadri. «Credo che i bambini non se ne accorgano neppure», rivela Elisabetta Rossi, «arrivano correndo e si catapultano dentro per scegliere». La biblioteca è solo per loro, under 13. Libri più gettonati? «”Diario di una schiappa”», risponde, «peccato non averne più copie». Poi aggiunge: «Diamo in prestito centocinquanta libri l’anno. È un modo per incontrare bambini e ragazzi, capire i bisogni, affiancarli». Ancora in rodaggio quella di via Giovio 24, aperta a novembre. «Abbiamo cinquecento libri, tutti donati», racconta Gisella Torretta. «L’utenza, per ora, è di età avanzata, perfino qualche ultranovantenne. Entrano, girano curiosi, non sanno cosa scegliere. Per coinvolgerli abbiamo lanciato letture ad alta voce: un successo».