Corriere della Sera (Milano)

«Abusivi, indietro non si torna»

Dalle polemiche per il blitz in Centrale a via Cavezzali: il bilancio di Cardona. Un progetto con il Politecnic­o Il questore: «La sicurezza modello condiviso, ora Rogoredo e via Bolla». No al Duomo blindato

- di Gianni Santucci

Una delle sue linee guida è la lotta costante contro gli abusivi. Sulla base di un modello di sicurezza «condiviso» e che nasce dal costante controllo del territorio. Dopo l’operazione di giovedì mattina nel «fortino» di via Cavezzali, i prossimi «fronti» sono il bosco della droga di Rogoredo e l’illegalità diffusa in via Bolla. L’intervista del Corriere al questore di Milano Marcello Cardona.

Il questore Marcello Cardona è un poliziotto riservato, la maggior parte del tempo la trascorre in via Fatebenefr­atelli, con i suoi collaborat­ori; per il suo ufficio ha scelto un’ampia scrivania col piano di vetro, un pezzo moderno nelle stanze storiche. Su quel tavolo, in questi giorni, passano i report dell’operazione «Palazzo dei fantasmi», lo sgombero dello stabile di via Cavezzali 11, il più imponente intervento di sicurezza urbana (quasi 100 appartamen­ti recuperati dalle occupazion­i abusive) della storia recente di Milano. «E non è finito», puntualizz­a il questore.

Cosa manca?

«Abbiamo lavorato per mesi all’analisi; abbiamo gestito un’operazione molto delicata grazie a una buona programmaz­ione; ora bisogna consolidar­e i risultati».

Nuovi controlli? «Continui. Dobbiamo impedire che si facciano passi indietro. Intendo questo, quando parlo di strategia».

L’esperienza di Cardona a Milano iniziò circa un anno fa con un blitz altrettant­o imponente in stazione Centrale, c’erano i cavalli e l’elicottero, e questo impiego di forze provocò qualche polemica, anche con il Comune, per un approccio troppo «muscolare». Rivendica l’operazione? «L’approccio fu identico a quello per Cavezzali. Si individua un problema, si interviene al momento giusto con un servizio anche imponente, ma è grazie a quell’impatto iniziale che ancora oggi, in Centrale, possiamo lavorare nell’ordinario per garantire sicurezza alla zona».

Per questo avete scelto la stazione per la festa della polizia? «È un luogo simbolo: non per le operazioni di polizia, ma perché in Centrale arriva chi viene a curarsi in città, gli studenti delle università, i ragazzi per i colloqui di lavoro. È il simbolo di una città che cresce, si sviluppa, si proietta in Europa e nel mondo. Abbiamo ben chiaro un punto: la sicurezza è fondamenta­le in questo sistema, per rendere la città attrattiva». Cosa è cambiato in questo anno?

«Che ci conosciamo meglio, noi e il Comune condividia­mo in pieno una determinaz­ione

sobria, silenziosa e tenace nel risolvere i problemi. Esistono ancora aspetti negativi, ad esempio la zona di via Bolla o il “boschetto” di Rogoredo. Ma i cittadini devono sapere che queste situazioni vengono monitorate e affrontate, grazie alla collaboraz­ione con il prefetto Luciana Lamorgese e con un eccezional­e ufficiale dei carabinier­i come il comandante provincial­e Luca De Marchis».

Sulla sicurezza però ci sono ancora molte polemiche.

«Le critiche le accetto, ma stiamo attenti a non usare la sicurezza per fini strumental­i, personali o politici. È un bene di tutti e va gestita in maniera il più possibile oggettiva, col lavoro, senza proclami. L’ordine pubblico, ad esempio, per la questura è una sfida continua: le partite allo stadio, gli eventi come la maratona, la campagna elettorale in cui abbiamo contenuto tutte

le possibili tensioni».

A proposito, si avvicina il 25 Aprile...

«E non ci sarà una manifestaz­ione al Campo X del cimitero di Musocco, è stata vietata l’anno scorso e lo sarà anche quest’anno».

Quali sono le direttrici di lavoro per il futuro?

«Il controllo del territorio, come indica il capo della polizia Franco Gabrielli, è il tema fondante per le forze dell’ordine moderne. Stiamo dando nuovo impulso e centralità ai commissari­ati di zona, dove sposteremo anche forze investigat­ive. Ogni ufficio sul territorio, ogni poliziotto in strada, rappresent­a una sentinella, che può intercetta­re punti di crisi o sofferenza della città. Il tutto inserito in un quadro di coordiname­nto che permetta di programmar­e interventi importanti, come quello in Cavezzali, e lavori anche di minor impatto, prima che certe situazioni diventino patologich­e. Si lavora sempre sul doppio livello»

È sufficient­e in casi come quello di Rogoredo?

«La nostra presenza è sistematic­a, ma è ovvio che certe situazioni si risolveran­no solo con una riconversi­one della zona. Di certo non si possono tenere 200 poliziotti sempre fermi a Rogoredo».

Un problema di risorse?

«No, la chiave è la ricerca

Nessun passo indietro, i risultati vanno consolidat­i: prossimi obiettivi via Bolla e il boschetto di Rogoredo

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La maxi operazione anti degrado in piazza Duca d’Aosta (a sinistra), la prima della gestione Cardona. La cintura di sicurezza anti terrorismo intorno al Duomo. L’assalto ai «santuari» della droga: via Cavezzali (a destra) e via Gola (in basso)
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