Corriere della Sera (Milano)

QUEL VENTO DI LIBERTÀ IN FATTORIA

- di Antonio Lubrano

Dopo i polli, dopo le galline, dopo le mucche, anche per i maialini soffia il vento della libertà. Per i primi, come già sappiamo, mai più la vita in batteria. Per le seconde si profila la definitiva chiusura della gabbia e il ritorno all’aia entro il 2020; e per le umili produttric­i di carne e latte, l’oggi e il domani dev’essere il prato e non più il buio della stalla. Adesso è la volta dei porci. Per loro c’è una notizia strepitosa, ignorata finora dai grandi organi di informazio­ne: mai più il taglio della coda ai suini appena nati! Già, forse non tutti i consumator­i sanno che i maiali negli allevament­i intensivi hanno la discutibil­e abitudine di mordere la coda ai maialini neonati, la qual cosa oltre alle ferite gravi può provocare una crescita malsana dei soggetti colpiti. E dunque in Italia come altrove nel mondo si preferisce il colpo di forbici subito dopo il parto. Ma come si eviteranno d’ora in poi le morsicatur­e nei centri d’allevament­o? Su Il fatto

alimentare, online, la risposta degli esperti: migliorand­o l’ambiente, e cioè arredando le stalle con materiali da mordere, tipo corde, paglia, tronchi, «per dare la possibilit­à ai maiali di masticare gli oggetti». Gli allevatori dovranno poi «sostituire i pavimenti fessurati e dislocare le mangiatoie alle pareti. Così facendo il gruppo degli ospiti si distrae, gioca e diminuisce la conflittua­lità». Dunque possiamo credere che ai maialini verrà presto restituita la libertà del colpo di coda?

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