Lodi, strade pericolose «Troppi morti in bicicletta»
L’allarme dei ciclisti
Due morti in quattro giorni per colpa di automobilisti: se non è una statistica è almeno un indizio che Lodi non è più una città sicura per i ciclisti. E che la rete di piste ciclabili va rivista e ampliata. A chiederlo con un appello all’amministrazione comunale è «Ciclodi», associazione affiliata alla Fiab forte di 350 iscritti. Prima la tragedia di Pasqua: l’ex presidente del tribunale Apicella esce con la moglie in bicicletta e viene falciato da una Golf condotta da un giovane poi risultato ubriaco e arrestato per omicidio stradale (ora ai domiciliari). Giovedì mattina il secondo dramma: una donna travolta sul marciapiede da una Mercedes (la conducente aveva perso il controllo mentre usciva dal parcheggio). Più fortunato un pensionato che, sempre giovedì scorso, è stato disarcionato dalla bici da un’auto pirata non ancora identificata: se l’è cavata con qualche ammaccatura. Giuseppe Mancini, presidente della Fiab Ciclodi, punta il dito soprattutto contro lo stato delle ciclabili: «I percorsi ci sono, ma vanno resi più sicuri: solo alcuni tracciati sono protetti, la maggior parte hanno interruzioni o finiscono per attraversare più volte le strade da una parte all’altra». Eppure Lodi ha fama di città ciclabile: a oggi i chilometri di piste realizzate nell’area urbana sono 40 e nel 2012 il Comune ha varato uno strumento, il Biciplan, che ipotizza la realizzazione di nuovi percorsi nelle zone meno coperte. Uno di questi, guarda caso, doveva essere proprio viale Rimembranze, teatro dell’incidente mortale di Pasqua. Da anni i ciclisti ne segnalano la pericolosità e la precedente amministrazione Pd aveva progettato la riduzione a una sola corsia di marcia per realizzare sull’altro lato la tanto attesa pista ciclabile. Il progetto però è rimasto chiuso nel cassetto. «Invece è necessario mettervi mano — segnala Mancini —: anche se non di questa gravità c’erano stati in passato altri incidenti. L’amministrazione deve dare la massima priorità a quest’opera e metterla su una corsia preferenziale».