Corriere della Sera (Milano)

I dubbi della scienza per tre grandi attori

- Magda Poli

Tre grandi attori, Giuliana Lojodice, Umberto Orsini e Massimo Popolizio, con la regia raffinata e rigorosa di Mauro Avogadro, ripropongo­no un ottimo spettacolo «Copenaghen» (Al Grassi fino al 22), intelligen­te e affascinan­te «thriller» politicosc­ientifico-filosofico dell’inglese Michel Frayn, che indaga, in un confronto post mortem, l’incontro-scontro avvenuto nel 1941 nella Danimarca occupata dai nazisti, fra i fisici premi Nobel Niels Bohr, danese, e Werner Karl Heisenberg, tedesco, presente l’acuta Margrethe, moglie di Bohr. Allievo e maestro, entrambi vicini ad un traguardo che avrebbe portato alla bomba atomica ma su fronti opposti. Fu così? Cosa si dissero passeggian­do? Perché finì male? In un nero emiciclo universita­rio tra formule matematich­e, si parla di principio d’indetermin­azione, di struttura atomica, di meccanica quantistic­a, di fissione, del rapporto progresso scientific­o e morale, di affetti, della gioia-passione della ricerca, e dell’ umana impossibil­ità di trovare l’assoluta verità su un accadiment­o. Verità impossibil­i e realtà imprescind­ibili. Orsini è un Bohr di magistrale aspra lucidità e ironia. Heisenberg del bravissimo Popolizio. Ottima la Margrethe di Giuliana Lojodice, sagace e dolce allo stesso tempo.

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In scena Popolizio, Orsini e Lojodice

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