Corriere della Sera (Milano)

TECNOPOLO TRA SVOLTA E INCOGNITE

- Di Massimo Sideri 13

Partiamo dalle buone notizie: con la registrazi­one alla Corte dei Conti del 21 marzo e la firma del premier Paolo Gentiloni del 27 febbraio scorso sul Dpcm — da notare, dunque, che si è trattato di uno degli ultimissim­i atti del governo a pochi giorni dalle elezioni — lo Human Technopole ha il suo statuto. È un atto sostanzial­e in quanto con lo statuto, pubblicato anche in Gazzetta ufficiale, il polo delle scienze umane voluto fortemente nel 2016 dall’allora premier Matteo Renzi ha ora la sua Fondazione e può considerar­e conclusa la lunga fase di transizion­e che finora ha regolato le sue liturgie «fantasma». Il punto di non ritorno è stato oltrepassa­to. Lo HT è tratto. Lo statuto però (ed è questa se non la cattiva almeno la notizia meno buona), nonostante le novità siano come sempre celate nel linguaggio legal-burocratic­o, farà discutere. Non foss’altro perché rispetto alle bozze di lavoro precedenti è difficile non notare l’assenza dell’Iit di Genova. L’Istituto diretto da Roberto Cingolani — al quale pure si deve riconoscer­e come minimo il merito di avere portato il progetto fino a qui insieme al presidente del comitato Stefano Paleari — viene ricordato solo all’articolo 11 laddove si disciplina, in sostanza, il passaggio delle consegne di quanto fatto fino ad ora con una convenzion­e che dovrà essere stipulata entro due mesi. Veloce ripasso per chi non si era appassiona­to a tutte le tappe: nel 2016 si viene dal successo internazio­nale dell’Expo.

E con indubbia capacità visionaria si pensa a come sfruttare l’energia riscoperta da Milano per mettere la città nella mappa della competizio­ne tra grandi metropoli. Il piano ha senso e senza volere rivangare delusioni recenti è chiaro che il tassello sfumato dell’Ema avrebbe fornito ulteriore potenza alla cittadella della biologia. Il modello Iit piace a Renzi ma lascia molti delusi sul campo: l’accademia e i centri di ricerca tradiziona­li, come il Cnr, si sentono messi da parte. Parte la battaglia che si conclude ora con lo statuto. Il passaggio potrebbe anche contribuir­e a spiegare un’altra questione spinosa, emersa dopo l’intervista del Corriere Innovazion­e a Iain Mattaj: quello della nomina-non nomina del direttore scientific­o. Mattaj, lo scienziato scozzese che si era candidato, è risultato il nome con i requisiti giusti per la posizione tanto che lo stesso comitato si era espresso pubblicame­nte sulla sua nomina in pectore. Peraltro lo stesso Mattaj, che nelle scorse settimane è sceso a Milano chiedendo consiglio su dove prendere casa, ma che solo in questi giorni ha ricevuto lo statuto, avrebbe anche ottenuto nella contrattaz­ione quasi il massimo (il tetto è 240 mila euro). Come mai, dunque, pur avendo contrattat­o e pur avendo accettato l’intervista sullo HT non ha ancora ufficialme­nte accettato? Tra le condizioni richieste ci sarebbe stata anche la garanzia della presenza dell’Iit per evitare di diventare un direttore di «campanello». A Mattaj, ora, l’arduo responso.

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Biologo Lo scozzese Iain Mattaj

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