Arte contemporanea
A Miart aumentano gli stranieri Ultime tendenze e mercato da domani a Fieramilanocity
Giunto alla 23ma edizione, il Miart si presenta come una somma di racconti di quanto avviene oggi nell’arte contemporanea. Diretta, per il secondo anno, dal critico Alessandro Rabottini, Miart è una fiera che ospita 184 gallerie da 19 Paesi e 4 continenti, con opere dagli inizi del XX secolo fino a oggi. Sette premi a disposizione, un fondo di acquisizioni da 100.000 euro stanziato da Fondazione Fiera, oltre 60 curatori, direttori e personalità coinvolti nelle sezioni della rassegna, nelle giurie e nelle conversazioni con i protagonisti dell’arte con complessivi 150 appuntamenti tra inaugurazioni, eventi e performance inserite nel calendario dell’Art Week, la settimana dedicata dal Comune al contemporaneo. Questa sera, per esempio, performance dei Masbedo al Teatro dell’Arte della Triennale; domani, il Turner Prize Jeremy Deller (per la Fondazione Trussardi, a cura di Massimiliano Gioni) inaugurerà al Parco delle sculture di City Life il suo gonfiabile che riproduce in scala 1:1 Stonehenge. Sabato ci sarà la Art night con gallerie aperte sino a mezzanotte e domenica la Art live. Da domani, inoltre, molte gallerie seguiranno orari più estesi. È chiaro: si duplica per l’arte il modello Salone del Mobile in Fiera e Design Week per la città, un metodo — quello delle settimane a tema — che parrebbe funzionare, tanto che l’assessore alla cultura Filippo Del Corno ha dichiarato di voler «sempre più muoversi in questa direzione con il rapporto tra pubblico e privato».
Gli occhi con i quali i «non introdotti» devono osservare la cosiddetta arte contemporanea sono più o meno questi: alcuni creativi propongono oggetti, carichi di un linguaggio espressivo nuovo, intenzionati a diventare opere d’arte riconosciute dal giudizio di pubblico e critica e, dunque, a restare nella storia. È chiaro che non tutte queste proposte assecondano l’artisticità e non tutte resisteranno alla prova dei tempi: le opere entrano in un’arena dove lottano per l’affermazione, ma molte cadranno nell’oblio. Modello di mercato e componenti di ricerca sono entrambe presenti al Miart, intitolato quest’anno «Il presente ha molte storie». Delle 184 gallerie (+ 5% rispetto all’edizione 2017), 61 partecipano per la prima volta, 75 sono estere (41%) e tra queste qui per la prima volta anche «grandi nomi», come Gagosian, che presenta le visioni urbane di Sterling Ruby in parallelo con opere di Alberto Burri presentate da Mazzoleni.
Il Miart è diviso in sezioni: «Established» raccoglie 124 espositori (+ 7% rispetto al 2017) divisi tra Contemporary (79 gallerie specializzate in arte contemporanea) e Master (45 gallerie con opere del ‘900); «Emergent» con 20 gallerie, provenienti da 10 Paesi, focalizzate sugli emergenti; in «Generations» otto coppie di gallerie creano un dialogo tra due artisti di generazioni diverse; in «Decades» le gallerie presentano personali o collettive su un decennio; «On Demand» riunisce opere interattive all’interno degli stand; in «Object», 14 gallerie promuovono design sperimentale.