Dall’archivio spunta il mistero di Marte
Politecnico, le preziose mappe di Schiaparelli del 1888 saranno restaurate e studiate
Due preziose mappe marziane sono emerse dagli archivi del Politecnico e si possono ammirare nella Biblioteca storica appena inaugurata. Sono dettagliati schizzi del Pianeta rosso che Giovanni Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio di Brera, realizzò nel 1888. «È un ritrovamento importante», dice Agnese Mandrino, responsabile dell’archivio storico dell’Osservatorio di Brera.
Due preziose mappe marziane sono emerse dagli archivi del Politecnico e si possono ammirare nella Biblioteca storica appena inaugurata. Sono due dettagliati schizzi del Pianeta rosso che Giovanni Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio di Brera, aveva realizzato nel 1888 in occasione della «opposizione» che allineava il vicino pianeta con la Terra avvicinandolo eccezionalmente al di sotto dei 60 milioni di chilometri. Questo offriva la possibilità di scrutarlo con più efficacia e Schiaparelli lo osservava con il nuovo e potente telescopio MerzRepsold appena installato, mettendo in evidenza particolari prima sfuggiti dei famosi canali che accesero la fantasia dei marziani e la ricerca della vita. «Le abbiamo ritrovate e ora le restaureremo — spiega Federico Bucci, responsabile delle Politiche culturali dell’ateneo —. Erano state donate al rettore, il matematico Francesco Brioschi, in occasione del 25° anniversario della nascita dell’allora Istituto tecnico superiore diventato poi il Politecnico. Insieme ci sono anche le dispense manoscritte del grande astronomo compilate per gli studenti. Entrambi i documenti sono inediti». Il foglio con il disegno a mano firmato è parte di una raccolta di testimonianze preparate da vari docenti per l’occasione.
«È un ritrovamento importante — sottolinea Agnese Mandrino, responsabile dell’archivio storico dell’osservatorio di Brera —. Uno schizzo in quella forma non l’abbiamo neanche noi ed è un documento interessante perché rappresenta la penultima opposizione seguita da Schiaparelli nella quale riusciva a vedere e presentare il fenomeno dello sdoppiamento dei canali». L’astronomo ne era stupito e scriveva sul diario: «È un fatto curioso e imprevisto. Non posso spiegare il fenomeno, mi limito a notarlo». Questo sosteneva anche nei resoconti ufficiali all’Accademia dei Lincei mentre invece nel suo libro «La vita sul pianeta Marte» nel 1895 liberava la fantasia almeno nelle possibilità che lassù, forse, qualcosa di strano e vivo potesse esserci; senza sbilanciarsi, però. Del resto gli schizzi disegnati con il Merz-Repsold nei quali le zone hanno nomi da lui scelti e tutt’ora in vigore offrono geometrie che portano facilmente l’immaginazione a interpretarle come il frutto di esseri intelligenti. L’intrico dei canali appare una sofisticata e gigantesca opera di ingegneria idraulica. Così infatti interpretò subito l’americano Percival Lowell che costruì in Arizona addirittura un osservatorio nel quale approfondire la scoperta. Mentre lui sosteneva la presenza dei marziani «più intelligenti dei terrestri». «Nei disegni ritrovati al Politecnico Schiaparelli — aggiunge Agnese Mandrino — fa un collage delle osservazioni di più giorni che presenta a Brioschi e lo compone apposta per lui riassumendo le indagini».
Schiaparelli aveva iniziato a cogliere gli indizi dello sdoppiamento dei canali ancora nel 1884 utilizzando il più piccolo telescopio Merz da 22 centimetri di diametro. Con il nuovo Merz-Repsold da 49 centimetri (che ora si alza imponente sotto le volte del Museo della Scienza e della tecnologia «Leonardo da Vinci») riusciva a compiere un balzo e confermare la sua teoria della «geminazione» dei canali; lo sdoppiamento dei canali, appunto, ben documentato nel disegno ritrovato al Politecnico. Il grande astronomo aveva notato dei cambiamenti nel colore del pianeta e quindi ipotizzava nel suo libro divulgativo che nel cambio delle stagioni gli invasi larghi anche 200 chilometri servissero a trasferire l’acqua dai poli quando i ghiacci si scioglievano. Proprio dopo l’uscita del suo libro, nel 1896 Schiaparelli iniziava la corrispondenza con l’americano Lowell e usando il termine «canale» il significato nella traduzione inglese era legato a strutture artificiali. L’equivoco alimentava ancora di più l’idea di Marte abitato. La suggestione di allora, però, si trasformava in una ricerca della vita che continua ancora oggi.
I disegni di Schiaparelli si riveleranno frutto di un’illusione ottica per cui le macchie si riunivano formando linee. Ma soffermarsi su di esse nella penombra della Biblioteca storica del Politecnico la fantasia continua a volare senza limiti nei rossi panorami marziani.